Uno strumento nelle mani degli autori; il fumetto è il mezzo per regalare ai lettori semplice e spesso necessario “entertainement”, coinvolgente autobiografismo, potente racconto storico, intraprendente immaginario futuristico. Ma anche mezzo di sensibilizzazione sociale verso argomenti delicati ma strettamente intrecciati alla nostra vita quotidiana. Un giornalista ed un illustratore/scenografo/pittore/fotografo realizzano un piccolo albo che narra di come, singolarmente, si può provare a spezzare le grigie catene di un’omertà e paura fin troppo reali. Giovanni Floris e Lorenzo Terranera illustrano una passeggiata di un bambino per le strade di una città italiana e gli dicono che “sei tu, caro bambino un uomo che merita onore e rispetto, quello vero e non quello mafioso” (dalla prefazione di Piero Grasso – Procuratore Nazionale Antimafia). Abbiamo chiesto a Lorenzo di rispondere a qualche domanda per noi.
Caro Lorenzo, abbiamo scorso il tuo curriculum, che è ampiamente descritto nel tuo sito ed abbiamo visto alcuni tuoi lavori. Ti andrebbe di presentarti direttamente ai nostri lettori?
Ho iniziato a lavorare come scenografo, dipingendo fondali per il teatro e la pubblicità… In seguito sono passato a quella che negli anni è diventata la mia principale occupazione, l’illustrazione per l’infanzia. Negli ultimi anni oltre a questo mi sono dedicato all’animazione stop-motion.
Sappiamo delle tue collaborazioni con l’Unicef e di un impegno costante nel sociale. Quanto ti rende orgoglioso mettere a disposizione la tua collaborazione per progetti con fini sociali, oltre che artistici?
Certo, c’é soddisfazione nel dare il proprio contributo, sia pure con delle immagini, per migliorare la condizione di vita di alcune categorie o per comunicare dei valori. Sarebbe bello riuscire a vedere che ai progetti frutto di impegno civile e umanitario corrispondono risultati concreti, ma è difficile quantificare l’impatto di un libro o una campagna di comunicazione. Si tratta di interventi immateriali, che hanno effetti magari sul lungo periodo.
La scenografia di Ballaro’ è solo uno dei tuoi tanti lavori; in questo caso pero’ ci suggerisce un punto di contatto con lo sceneggiatore del fumetto “Tu6”, Giovanni Floris. Ci racconti come ed a chi è venuta in mente l’idea di realizzare questo progetto?
Nel laboratorio dove lavoro presso l’associazione B5 a Trastevere divido lo spazio con altri liberi professionisti. Tra questi c’é l’associazione Cuntrastamu, formata da un gruppo di cittadini che si occupa di informazione su mafia e antimafia. Li conosco da tempo e desideravo realizzare con loro e per loro qualcosa che potesse arrivare ai più piccoli. La sfida era interessante perché il tema è difficile da trattare. Quindi ci è venuta l’idea di realizzare un libro di immagini con il supporto di frasi incisive che portassero il piccolo fruitore a usufruire di una chiave di lettura. Con Giovanni (Floris -ndr) lavoro da diversi anni ed insieme abbiamo collaborato per un altra pubblicazione rivolta ai bambini (“Storiedibimbisenzastoria” Ed. Lapis Unicef) ci è piaciuto lavorare insieme e ho pensato di coinvolgerlo in questa nuova avventura…
Hai ricevuto una sceneggiatura molto dettagliata o, considerando che ogni pagina è una tavola con una singola illustrazione, sei stato lasciato abbastanza libero di sciogliere le redini della tua “arte”?
Di solito su progetti che partono da me gestisco tutto io, in questo caso con Giovanni ci siamo confrontati diverse volte prima di cominciare. Una volta deciso il canovaccio e la bozza delle immagini, ognuno di noi ha preso la sua strada. L’incontro dei due percorsi è avvenuto di fronte al grafico (Enrico Natoli) che ha fuso insieme i due linguaggi.
Nell’albo i bambini sono personaggi a colori che si stagliano sullo sfondo di una società grigia, amalgamata nel loro colore al grigiore della mancanza di troppe cose. Ovviamente una scelta voluta; se potessi dettagliarla con parole invece che con i tuoi disegni, cosa aggiungeresti?
Ho scelto l’illustrazione per raccontare storie ed esprimere quello che colgo intuitivamente. Mi sento molto più a mio agio con le immagini che con le parole. L’unica cosa che si può aggiungere è che quel grigiore è la somma di tanti colori brillanti che sono stati uniformati. Anche quegli adulti che nel libro fanno finta di non sentire, di non vedere, sono stati forse sfavillanti tanto tempo fa.
Pensi o solo speri che le nuove generazioni saranno in grado di trovare la forza per quel riscatto morale che ci si auspica da tempo contro un concreto “andazzo” clientelare e mafioso?
Sono un’ottimista di natura, preferisco pensare che prima o poi se ne uscirà.
Nel volume l’educazione a cui ci si riferisce è chiaramente l’educazione all’omertà, al silenzio, al far finta di nulla. Il bambino maleducato è quindi quello che sbircia, legge, ascolta, parla… È la curiosità, secondo te, un volano per migliorare la propria vita e la società in cui si vive?
La curiosità secondo me è una delle chiavi, nel mazzo pero’ ci metterei anche la fantasia, il coraggio, la sincerità, il rispetto…
La tua curiosità , in particolare, in che quantità si riversa nella tua arte (a partire dalla poliedricità del mezzo di espressione che usi -foto, disegno, video- finendo nella varietà di strumenti che puoi utilizzare per ogni singola “arte”)?
La curiosità fa parte di questo lavoro, ne è un aspetto fondamentale. Lasciarla fuori significa inaridire i risultati, crearsi meno occasioni, bruciarsi delle possibilità.
La tua partecipazione alla trasmissione Ballaro’ ti ha portato maggiormente sotto i riflettori del pubblico. La cosa dovrebbe farti, ovviamente, piacere. La tua arte, infatti, oltre a circolare in maniera più ampia, inizia a diventare un “tuo genere” facilmente riconoscibile. Questo ti piace, impaurisce, responsabilizza… in che misura?
Mi piace quando qualcuno riconosce delle mie immagini… Col passare del tempo ho imparato ad essere meno istintivo e a cercare di più il confronto con gli altri, ho imparato a ragionare di più sulla fattibilità dei progetti e a “buttarmi ” di meno su tutto quello che mi passava accanto. In questo senso, mi sono responsabilizzato.
Un illustratore (disegnatore, scenografo, etc) poliedrico come te ha diversi mondi lavorativi aperti davanti a sé; se ti chiedessi di rispondere a bruciapelo di salvarne solo uno, a quale non potresti mai rinunciare?
L’animazione senza dubbio.
Ci descriveresti il tuo rapporto con il fumetto (quello “seriale e popolare” così come quello “di elite“, per usare una banale distinzione) come mezzo di espressione? Ne leggi? Quali autori apprezzi?
I fumetti mi piacciono, ne ho letti tanti e ne leggo tuttora (decisamente di meno). Non ho mai avuto un attaccamento morboso all’oggetto in sé, ne compravo tantissimi e li rivendevo per ricomprarne… da piccolo per casa “giravano” Tex e Zagor, con il passaggio al liceo mi sono appassionato: al tratto di Toppi, agli acquerelli di Pratt, al segno di Buzzelli, al tratteggio di Eleuteri, all’olio di Segrelles, e poi Corben, Pazienza, Moebius, Altuna, Zezelj, Bernet …
Grazie mille per la disponibilità, Lorenzo e buon lavoro!
Tu 6
di Giovanni Floris e Lorenzo Terranera
Edizioni Lapis, mag. 2007 – 36 pagg. col. cart. 11,00euro
Riferimenti:
Lorenzo Terranera, sito personale: www.lorenzoterranera.it
Edizioni Lapis: www.edizionilapis.it
Storiedibimbisenzastoria: www.edizionilapis.it/it/libro.php?id=107
Tu6: www.edizionilapis.it/it/libro.php?id=164
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