Frequentandolo da anni, se dovessi descrivere fisicamente Tex a qualcuno che non lo conosce, cosa diresti?
Premetto che il Tex con cui sono cresciuto è quello degli inizi degli anni settanta e in modo particolare quello disegnato da Giovanni Ticci. Per intenderci, quello di Sulle piste del nord ((Tex Seconda Serie Gigante nn.121 a 124)) e Terra promessa ((Tex Seconda Serie Gigante nn.146 a 149)). Quindi fisicamente la mia idea del ranger coincide con quella disegnata da Ticci stesso, più ancora di Aurelio Galleppini.
È alto circa 185 cm ed è abbastanza muscoloso ma meno massiccio di quello attuale. Ha una faccia abbastanza squadrata, con occhi stretti e labbra sottili. Più che un marcantonio alla John Wayne,o Charlton Heston.
Se ti chiedessero di trovare una somiglianza fisica e di portamento con un altro personaggio famoso, oggi, che veleggia verso i cinquanta anni, cosa risponderesti?
Mi viene in mente Bruce Willis, ma temo che abbia abbondantemente superato i cinquanta, anzi mi sa che veleggia per i sessanta.
Il suo modo di essere, così fisicamente ingombrante, ti incute ancora timore reverenziale o riesci a sentirti a tuo agio standogli vicino?
Siccome non lo immagino così ingombrante, ma piuttosto atletico e nodoso, non mi incute fisicamente alcun timore reverenziale. Lo temo invece più dal punto di vista caratteriale. E’ un uomo sicuro e deciso, abituato a comandare, e un profondo conoscitore dell’animo umano. Con una semplice occhiata ti soppesa ed analizza… non ci sono scappatoie. Se sei un poco di buono ti conviene starne alla larga…
Lo stargli vicino ti sembra incutere normalmente più timore o più sicurezza?
Mi piace pensare che quello dipenda da che tipo sei tu… Un bravo ragazzo che disegna i giornaletti come me, accanto a lui si sentirebbe al sicuro: il fratello maggiore che ti protegge. Mi piacerebbe vederlo avere a che fare con un po’ di gente che bivacca nel parlamento italiano: credo e spero che lì la sua presenza susciterebbe timore.
In che occasione ti farebbe piacere trovartelo al tuo fianco?
In una situazione topica che sognavo ad occhi aperti da ragazzo. Esplorando una terra sconosciuta, magari nel nord ovest americano. Lì, avere al proprio fianco Tex sarebbe di grande conforto. Anche la sera davanti al fuoco a bere caffè nero bollente non deve essere male.
E’ l’avventura pura, che i fumetti come Tex hanno saputo coltivare in tante generazioni di ragazzi… e non solo ragazzi.
Tex agisce in un mondo un po’ complicato, abbastanza rude, nel quale spesso sono ignorati i principi base del vivere civile. Ti sembra animato da una morale superiore alla media nel contesto in cui agisce?
Tex ha una sua personale idea di giustizia, che io trovo magari un po’ rude, ma senz’altro molto efficace. Il suo è un mondo a forti tinte, abbastanza manicheo, diviso spesso in maniera netta tra buoni e cattivi, oppressi ed oppressori, vittime e carnefici. In questo ambito lui si muove in maniera decisa, spesso senza andare troppo per il sottile, a volte ai margini o addirittura al di fuori della legalità, agendo comunque sempre in funzione di un’idea superiore di giustizia.
Quanto credi sia difficile per lui cercare di mantenere una condotta giusta in un mondo decisamente violento e popolato da fin troppi fuorilegge?
In un mondo così violento ci si muove in maniera violenta. E’ il mondo della frontiera descritto da Cormac McCarthy, è un meridiano di sangue ((Come l’omonimo romanzo di McCarthy del 1985 it.wikipedia.org/wiki/Meridiano_di_sangue)) in cui bisogna farsi rispettare e soprattutto, per un eroe positivo come Tex, bisogna difendere i più deboli. In un mondo così primitivo non è mai troppo semplice essere giusti, bisogna o si è costretti a sorvolare su alcune procedure strettamente legali, vedi i classici interrogatori a suon di pugni.
Anche esteticamente Tex cerca sempre di non essere semplicemente un rude uomo del West di frontiera, quasi in divisa con la sua camicia gialla ed il fazzoletto al collo. Pensi che la pulizia morale dell’uomo si veda paradossalmente anche da quella esteriore?
Beh, portare immacolata una camicia gialla per le polverose praterie del west non è da tutti. Qui però prevale una sorta di caratteristica–limite del medium fumetto. E’ sempre difficile rappresentare l’aria vissuta e stazzonata nella bidimensionalità del disegno in bianco e nero. I personaggi a fumetti hanno sempre un’aria pulita, stirata e spazzolata, ben lontana da quella degli eroi polverosi e usurati degli spaghetti western.
In decenni di avventure pare non sorprendersi più di nulla e sembra incontrare delinquenti sempre più terribili e cattivi. Questi professionisti del delinquere pensi possano abbattere il suo ottimismo di fondo visto che dipingono un mondo nel quale il male sembra sempre cercare nuove e peggiori vie?
Credo di no. Tex non è un pessimista, crede nella possibilità di cambiare il mondo, dopo più di sessant’anni di lotta continua per migliorarlo. E’ lui che cerca di cambiare il mondo, non il mondo che cambia lui. Come un vero eroe classico, lui è lì, tetragono ed immutabile.
Eppure non è una mosca bianca; nelle sue avventure spesso si incontra e familiarizza con persone destinate poi a diventare suoi amici che, come lui, si stagliano nella società in cui vivono… è questa la vera famiglia di Tex?
Certamente l’entourage di amicizie di Tex è inequivocabilmente composta di gente che condivide i suoi valori.
Entrando in campo minato; come vedi il suo rapporto con l’altro sesso, a distanza di oltre venticinque anni dalla morte della sua moglie Lilith?
Io credo che Tex, tra un albo e l’altro, abbia una notevole ed assidua frequentazione femminile. Semplicemente, essendo un eroe classico, non ama infastidire i lettori con le sue storielle col gentil sesso, ubbidendo ad un topos dell’avventura: tenete lontane le donne dalle sparatorie! Da ragazzo volevo vedere i film con gli indiani, con le battaglie, senza cuori infranti o mogli tra i piedi… e Tex non contravviene mai a questa regola. Naturalmente , e per fortuna, il lettore poi crescendo scopre che c’è posto anche per l’altra metà della luna…
Ancora più in terreno minato: pensi che Tex creda nella sola capacità delle persone di manovrare la propria vita (e sia quindi totalmente razionale, ateo) oppure anche lui crede in una presenza divina, magari tenendosene alla larga, ma “rispettandola”?
La prima. Secondo me Tex crede nel faber est suae quisque fortunae, la capacità di essere artefici del proprio destino. In questo lo vedo esplicitamente laico, anche se spesso nelle sue avventure c’è una componente magica o soprannaturale, che serve ad insaporire le storie e che lui puntualmente combatte. Mi sembra comunque un uomo moderno, che crede nella ragione. Mi sbilancio: un ateo tollerante e non integralista.
Tex ha un fratello indiano in Tiger Jack; con lui ha diviso avventure, dolori e molta vita. E’ esempio ante litteram di tolleranza razziale in un contesto estremamente razzista?
Senz’altro. Tex è un ottimo esempio di tolleranza ed integrazione.
E’ questo anche un buon esempio per chi lo vuole bene e ne segue le gesta, ovviamente…
In Tex la discriminante è sempre l’etica dei comportamenti. Non importa a quale razza appartieni, qual è il tuo reddito o la tua istruzione. Conta quello che sei. Quindi da questo punto di vista lo vedo come un buon esempio.
Come vedi tu l’amicizia pluridecennale con Kit Carson? Fra litigi e innumerevoli avventure a lieto fine i due, quando si muovono in coppia, sono quasi una persona sola…
Interpretano alla perfezione il gioco delle parti. Tex è quello più istintivo, a volte più imprudente. Carson interpreta l’alter ego critico, più prudente, a volte più pragmatico.
Ci parleresti, tu che lo osservi spesso, del modo di fare di Tex? Parlo del suo modo di muoversi, del suo scarso gesticolare, del guardare di sottecchi…
Tex ha, secondo me, un modo di muoversi calmo, assennato, a volte quasi un po’ lento. Parla in maniera pacata e non alza la voce, che è senza dubbio profonda. E’ Clint Eastwood nei suoi migliori western. E’ una figura carismatica, che non parla a vanvera, anche se con Carson è capace di intavolare dei botta e risposta interminabili. Non è certo uno “tutto chiacchiere e distintivo”.
Quanto del padre Tex rivedi in Kit Willer, ormai giovanotto più che cresciuto? Fisicamente, negli atteggiamenti, che differenze vedi fra i due?
Kit Willer è sicuramente meno pacato del padre. Al di là degli anni, lui mi sembra più avventato del padre, più esuberante, più caliente, visto anche il sangue navajo che gli scorre nelle vene. Ma forse anche Tex da giovane era una testa calda… Chissà!? Però fossi in lui mi taglierei quella frangetta da bravo ragazzo.
Hai mai provato a calzare il cappello di Tex? Pensi che per lui sia solo uno strumento (per ripararsi, etc) o qualcosa in più (un feticcio, un mezzo per non farsi guardare negli occhi…)?
Il cappello per un eroe del West è un elemento imprescindibile, delinea la sua silhouette, diventa la sua “cifra stilistica”. Poi diventa affascinante per il disegnatore giocare con le ombre portate dalla falde dello Stetson.
Come vedi il suo rapporto con il cavallo, il suo mezzo principe di trasporto?
Un tempo con Dinamite era un rapporto più stretto. Era l’eroe ed il cavallo dell’eroe. Oggi è diventato più un semplice mezzo di locomozione, dopo la scomparsa del suo stallone. I tempi cambiano…
Tex è un combattente, come si suol dire, nato. Eppure, invece di compiacersi delle sue capacità, sembra talvolta restio ad usarle oppure ad usarle per fare molto male. Come lo vedi usare la violenza e le armi?
Usa la violenza e le armi quando sono indispensabili. Tranne che nei primi albi, quando indugiava in prove di bravura con le colt, non usa mai la sua forza per esibizionismo.E’ un mezzo per arrivare al fine. Certo non si è fatto mancare nulla: penso a quante volte ha usato la dinamite. Il Tex di oggi forse è un po’ più politicamente corretto. Segno dei tempi.
Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.