Una scuola per il fumetto e la traduzione: intervista ad Andrea Plazzi

Andrea Plazzi si occupa di fumetti dal 1977 nelle vesti di critico, organizzatore di mostre, traduttore, editor e anche editore con la parentesi Punto Zero. Insieme allo studio RAM ha fondato a Bologna la La Scuola di traduzione per il fumetto e l’editoria.

Veniamo immediatamente al sodo: la vostra scuola vuole contribuire a sanare un deficit nel campo dell’editoria a fumetti?
Ogni nuova iniziativa ha almeno l’ambizione di colmare un vuoto, altrimenti è come vendere consapevolmente fuffa (altre espressioni in francese a seguire; mi sembra il minimo, parlando di traduzione). Nel nostro caso, siamo partiti da una mia precedente esperienza di un Master in Traduzione del fumetto che avevo organizzato per una Scuola per Traduttori e Interpreti, che mi era stato espressamente richiesto, non senza qualche perplessità da parte mia.
Appurato che un qualche interesse non proprio marginale c’era, abbiamo attivato un corso successivo a Bologna, presso lo studio RAM.

Non son passati certo secoli (decenni?) da quando l’editore era l’ex tipografo, la redazione casa sua e il redattore capo sua figlia… Oggi, anche nelle piccole realtà editoriali, quanto può incidere in termini di maggiore produttività l’inserimento di figure professionali come quelle che cercate di formare?
Nell’immediato (penso a piccole e piccolissime etichette, gestite da una-due persone) il valore aggiunto è la qualità e la capacità di realizzare progetti editoriali (in traduzione, tipicamente) in autonomia almeno parziale rispetto a fornitori/collaboratori esterni.

Avete realizzato uno studio di settore per verificare che numeri possono essere assorbiti dal settore?
Il settore in Italia è estremamente ristretto, con un indotto e volumi proporzionalmente piccoli rispetto al comparto editoriale in generale, già di per sé non trainante da tempo in Italia. Anche per questo neanche i maggiori editori, che io sappia, hanno mai commissionato indagini di mercato specificamente rivolte al fumetto. Nel tempo la Scuola proporrà corsi di vario tipo, per esempio anche di scrittura e sceneggiatura, ma se parliamo di formazione, la figura di riferimento è quella di un editor con competenze linguistiche e produttive che poi cerchiamo di collocare in stage presso editori disponibili.
Con fatica, devo dire: contrariamente a quanto accade in tutti gli altri settori merceologici di cui ho una qualche conoscenza, in editoria gli stagisti, anche gratuiti, sono visti come la peste e per nulla ricercati. Sul sito www.scuolatraduzionefumetto.com riassumiamo le varie attività.

Ci parleresti dei criteri di selezione degli allievi?
Prima di iscriversi e dopo avere inviato un CV, le persone interessate vengono invitate a un colloquio che per quanto ci riguarda non è una formalità. Lo scopo è appurare l’effettiva motivazione e la capacità di seguire i corsi con profitto, evitando il formarsi di classi di persone con preparazioni e profili troppo disomogenei. Ed è assolutamente necessario: non ci siamo mai trovati nella situazione di negare espressamente un’iscrizione ma in alcuni casi abbiamo convinto gli interessati che il corso non faceva al caso loro. Ci sembra una forma di correttezza e trasparenza davvero minima.

Oltre alla traduzione (laddove “importato” dall’estero) il fumetto necessita di professionalità che ne sappiano gestire l’edizione nei minimi particolari. Da qui il vostro discorso si è allargato verso questi altri tipi di professionalità. Ce li accenneresti?
Il corso base di editoria è composto da tre moduli, di taglio “linguistico” (“Tradurre il fumetto“), “giapponese” (“Manga e mercato“) e con nozioni legate alle diverse professionalità che concorrono alla filiera produttiva (“Professionalità del fumetto“). Il primo modulo comprende giornate teoriche di linguistica e altre organizzate come workshop tenuti da traduttori di autori di riferimento (Neil Gaiman, Alan Moore, Art Spiegelman). Il modulo manga copre le riprende per quanto riguarda il giapponese e include nozioni generali di cultura e mercato, oltre che un’introduzione al sistema “integrato” di produzione e promozione a 360 di un prodotto, tipico dell’entertainment giapponese. Il terzo modulo fornisce elementi di grafica, design, stampa tipografica e organizzazione aziendale del prodotto editoriale. Esiste una giornata in comune a tutti i moduli ed è quella giuridica, dedicata al diritto d’autore.

Bozzetto a lezione

Quale è stata l’accoglienza del recentemente concluso corso di sceneggiatura?
Discreta ma personalmente non sono soddisfatto, soprattutto se si pensa – in termini di valore dell’offerta – alla giornata con Bruno Bozzetto che ha chiusto il corso. Pensavo che avremmo raccolto più iscritti.
Non penso però che sia un problema del corso o di scarsa promozione ma di difficoltà oggettiva nel proporre corsi e formazione a costi di mercato, senza sponsor e finanziamenti: come sappiamo tutti, dal 2008, quando abbiamo iniziato, a oggi la situazione economica generale è peggiorata moltissimo ed è calata drasticamente la disponibilità (economica, ma anche mentale) a investire nella propria formazione senza un ritorno immediato e ragionevolmente sicuro (un lavoro).

E’ rimbalzata su vari siti e forum una polemica che ha messo a nudo le economicamente bassissime (nonché dilazionate in centinaia di giorni) retribuzioni dei traduttori di fumetti; nonché l’impressione che i traduttori migliori siano stanchi di essere sottopagati cercando nuove vie lavorative. Cosa ne pensi?
Non è una novità e semplicemente la stretta degli ultimi due anni su tariffe e condizioni di lavoro ha portato a parlarne di più, il che va benissimo. Da attività più o meno mal pagata, la traduzione è diventata spesso un hobby retribuito meno che simbolicamente, che secondo me è peggio che niente. Nel breve termine le risposte a questa situazioni possono essere solo personali: chi può o ne ha l’occasione cerca di diversificare le collaborazioni o l’attività di traduzione con altro. Personalmente, non essendo un traduttore “puro”, cioè esclusivo, ho sempre fatto anche altro (progetti editoriali in senso lato) e in qualche modo ho recuperato su altri fronti il lavoro volatilizzatosi su quello della traduzione. Che per me è sempre stata un’attività prediletta e tra le più stimolanti.

Pensate che la Scuola possa essere volano e aggregazione di nuove professionalità (o magari in un futuro anche casa editrice in proprio)?
Mai dire mai ma nessun progetto concreto, per ora. Quello che conta sono le competenze: e quelle in parte le abbiamo e le formiamo e in parte le troviamo. I contatti con gli iscritti sono parte integrante delle nostre motivazioni.

Potrebbe essere, questa vostra idea di “Scuola”, un vero e proprio format da esportare?
Credo di sì. Non si tratta in fondo di nulla di particolarmente originale e altrove – in Francia, guarda caso – esistono strutture analoghe, ovviamente già avviate e con maggiore visibilità.

A tal proposito; pensi che le figure professionali che formate all’estero siano economicamente meglio retribuite e più ricercate che in Italia?
Ovunque l’editoria sia un mercato minimamente dinamico (non certo ovunque quindi), certamente.

Riferimenti:
Scuola di traduzione per il fumetto e l’editoria: www.scuolatraduzionefumetto.com
Andrea Plazzi, il blog: andreaplazzi.wordpress.com
Studio RAM: www.ramdesign.it

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