Per lavoro mi occupo di spedizioni internazionali. Da appena trenta anni, ma questa è un’altra storia.
Vivo vicino Nola, in provincia di Napoli. Città di 50.000 abitanti dalle lunghe tradizioni culturali, una Diocesi importante, università, una discreta borghesia (avvocati, notai), etc etc. Famosa (più o meno) per una festa annuale durante la quale si portano in spalla altissimi obelischi di legno e cartapesta che si fanno “ballare”. I Gigli di Nola.
Mi è capitato negli anni di spedire in Usa alcuni di questi “Gigli” smontati perché a NY c’è una comunità di italoamericani che ricrea la ballata dei gigli (ma con un solo giglio). Ho incontrato qui i rappresentanti della festa americana quando son venuti in Italia.
Nel 2018 cercando foto di questa festa mi sono imbattuto in una foto che era firmata “Christopher Occhicone”.
Occhicone, il mio cognome, è molto raro in Italia. Cercando fra i numeri “disponibili” fissi ne trovi 13. In tutta Italia.
Mio padre è originario di un piccolo paese in provincia di Avellino; non ho “Occhicone” parenti in Italia che conosco. Gli unici che conosco sono il fratello di mio padre e i suoi 3 figli, miei cugini diretti che vive a New York da quasi sessanta anni.
Per dire, sugli elenchi telefonici dello Stato di NY vi sono almeno 50 Occhicone…
Nel 2018, dopo aver visto quella foto a firma Occhicone sono andato a cercare di capire chi fosse: dalla sua pagina web e ho scoperto che è un fotografo nato nello stato di NY che lavora come freelance.
Chris, oltre ad aver vissuto (coincidenza n.1) a Napoli un anno in gioventù, vive in Ucraina da ben prima dell’inizio del conflitto e sul suo sito (http://www.chrisocchicone.com/) è ben documentata la sua attività e i suoi reportage incisivi e molto forti. Ha realizzato servizi calandosi in realtà particolari (sia in Usa che nel resto del mondo) e spesso ha realizzato ritratti utilizzando una vecchissima macchina fotografica con lunga esposizione che rende i suoi lavori (ritratti) davvero peculiari.
Questa una sua foto in prima pagina (vive in Ucraina da molti anni e ha documentato la guerra dal suo inizio) del The Wall Street Journal.
Ovviamente, oltre a occuparsi del perenne (prima dell’inizio della guerra) stato di allerta militare dell’Ucraina (con reportage sulla formazione dei medici di frontiera, ad esempio), sono molti altri i contesti in cui è andato alla ricerca delle storie attraverso le immagini.
Una comunità religiosa in Ucraina
http://www.chrisocchicone.com/rosh-hashanah-ukraine
Nel 2018 l’ho contattato via Messenger di FB e mi sono complimentato con lui per il suo lavoro e anche per capire se fossimo (e come) parenti.
Mi ha risposto.
Nel 2021.
Da allora ci siamo scritti di tanto in tanto.
Oltre ad avere la stessa età abbiamo parenti (i suoi, diretti, genitori, sorella) che vivono nello stato di NY. Non siamo però riusciti a capire se e come gli alberi genealogici si intrecciavano…
Abbiamo (scoperto di avere, coincidenza n.2) comuni origini nello stesso paese in provincia di Avellino, Andretta, appunto. Luogo da dove gli Occhicone del mondo (ce ne sono più a New York che in Italia, per dire) sono partiti.
Paesino collinare che conta circa 1600 abitanti e che sta vedendo nel corso degli anni erodere la sua popolazione, non avendo più asilo e con un tasso di natalità sicuramente al di sotto dello zero.
Nel 2021 è venuto a Napoli per alcuni giorni e ci siamo incontrati. Fra le molte cose si è parlato della sua intenzione di venire ad Andretta e trascorrere un po’ di tempo in loco per effettuare uno dei reportage (come quelli che usualmente realizza) entrando nella quotidianità delle persone anziane del luogo, vivendo il paese che lentamente si spopola e quanto resta di tradizioni e usanze.
L’idea di Chris era di documentare come la vita stia lentamente abbandonando posti come Andretta e come tantissimi altri analoghi centri in tutta Europa.
Mi dice:
…about disappearing way of life because it’s similar all across Italy and even Europe. Text wise, vignettes about different interesting people, specific local things, etc.
Ed è successo. A luglio è venuto in Italia per diverse settimane con suo figlio e abbiamo organizzato una tre giorni abbastanza “fitta” ad Andretta.
Abbiamo parlato con una decina di persone; ho fatto da interprete (anche se capisce l’italiano) e ci siamo calati in una realtà a noi davvero estranea. Abbiamo camminato, parlato, ascoltato, chiesto. E, dopo due giorni, ha anche iniziato a fotografare. Ma era chiaro che questo era solo l’inizio.
I suoi reportage sono sempre stati lunghi e le sue permanenze sono state di settimane se non di mesi; tre giorni erano pochi. Tornerà, ha detto. Ma nel frattempo mi ha autorizzato a mandare a L’Espresso alcune sue foto corredate da qualche mio appunto preso durante quei giorni.
Parole che raccontano quel che ci è stato detto dalle persone incontrate; di anziani che avrebbero potuto parlare per giorni di tutto quello che avevano vissuto, in Italia e soprattutto all’estero.
E su L’Espresso uscito il 29 dicembre 2023, infine, c’è il pezzo da me scritto con alcune (solo 3) sue foto. In attesa di un nuovo viaggio, altre parole, altri incontri, altre foto…
Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.