Mito, supereroi, cazzotti e fumetto: Mytico! #1/3

Premessa

Negli ultimi anni il proliferare (in Italia) di testate fumettistiche e di piccole e medie case editrici ha offerto ai lettori un elevatissimo numero di uscite, laddove solo quindici anni fa alcuni generi di fumetto (e paesi di origine) erano assolutamente inesistenti e quelli rappresentati venivano centellinati dai pochi editori esistenti. Diventa difficile quindi, in un tourbillon di offerte di nuove serie e recuperi di vecchie storie introvabili (soprattutto a ridosso di alcune manifestazioni) leggere di anteprime di edizioni italiane di fumetti d’autore (e per autore leggasi Autore) mettere un punto, prendere fiato e riconoscere ad una proposta un valore simbolico e superiore alla media.
Mytico!, questo valore, lo ha. Per progetto e realizzazione, pur non essendo comunque il miglior fumetto dell’anno. Proviamo a fare un po’ il punto, all’uscita del terzo albo, terzo di otto, che con cadenza settimanale riempie le edicole italiane forte della sua tiratura e del traino pubblicitario courtesy of gruppo RCS. L’ipotesi alla base della visione esposta in questo articolo è che Mytico! è un prodotto indirizzato a lettori fra gli 8 e i 12 anni e che mira a conquistare al fumetto lettori nuovi, usando come modello di riferimento il fumetto supereroico. L’analisi proposta considera quindi come i vari elementi del prodotto/opera (sia editoriali sia compositivi) siano pensati e quale sia la loro efficacia in vista del raggiungimento di quell’obiettivo.

Allegato ad un granello di sabbia

(Di cosa è un fumetto allegato ad un quotidiano/periodico)

Il discorso relativo alle uscite di fumetti allegati (ovvero in teoria non vendibili singolarmente, molto in teoria) ai quotidiani o settimanali è lungo ed è già stato articolato in più luoghi. La questione, per sintetizzare, è sempre stata quella che, oltre al buono -talvolta ottimo- risultato economico, questi non abbiano contribuito come sperato all’allargamento del bacino dei lettori di fumetti. In pratica si è sempre trattato di ristampe di materiale già edito in Italia; di albi di facile reperimento ((Il caso Tex è da questo punto di vista l’esempio più eclatante: it.wikipedia.org/wiki/Tex_-_Collezione_storica_a_colori)) ma magari presentati in differente formato e/o colorati, laddove originariamente in bianco e nero, così come di albi di meno facile reperimento ed anche ordinati in raccolte ragionate, organiche e complete ((Valga l’esempio de La Grande Dinastia dei Paperi: www.corriere.it/iniziative/dinastiepaperi/)).
Se non, addirittura, di volumi ((Ad esempio le graphic novel proposte da La Repubblica nel 2006 marketing.repubblica.it/GRAPHIC-NOVEL/index.html)) rintracciabili facilmente in libreria ((Accade anche per alcuni volumi delle serie de La gazzetta / Corriere relative ai supereroi Marvel store.corriere.it/fumetti/supereroi-le-leggende-marvel/g5OsEWcV_oUAAAEv9u02Dpcd/ct)). In ogni caso, quel che pare chiaro è che il numero di persone che si recano in una libreria / fumetteria / edicola per comprare un fumetto (cosa diversa dal numero di persone potenzialmente interessate a leggere un fumetto) pare non sia aumentato. La RCS, a cavallo di una lunga serie praticamente ininterrotta di pubblicazioni di volumi dedicati ai supereroi Marvel, proposte spesso sospinte dai film che li vedono protagonisti, progetta ed edita Mytico!, una miniserie di otto numeri di albi spillati a colori che intende raccontare le vicende dei miti greci ((Tutto questo mentre finalmente anche Superman ha i suoi volumi in allegato ai periodici Mondadori.)).

 

Mirate, puntate, fuoco!

(del bersaglio e dei mezzi per raggiungerlo)

Dall’intervista a Fabio Licari si possono dedurre alcune cose importanti. In primis, il progetto Mytico! ha un target di riferimento ed una mission ben precisi. Che potrebbe sembrare una banalità ma sovente così non è. Il lettore di riferimento, il pubblico al quale questo fumetto è indirizzato, è un ragazzo fra gli 8 e i 12 anni, e questo range di età del lettore tipo guida sia il confezionamento dell’albo sia la scrittura ed il disegno dello stesso.
E, rivolgendosi a nativi digitali, guida anche l’offerta di prodotti / servizi di sostegno (marketing), basati su internet e condivisione via social network (sito dedicato, possibilità di creare il proprio eroe, la pagina Facebook…).


Se questo è il target, la mission è: attrarre potenziali nuovi lettori. Giovani, giovanissimi. L’idea è quella di giocare con gli elementi che trenta anni fa avevano affascinato gli  autori, facendo loro amare il fumetto. Citando Licari: “A me sembra che tanti abbiano dimenticato come sono diventati lettori di fumetti, per la vita, a 6/7 anni, e si vergognino di quelle emozioni…“. La scelta è quindi caduta su un confezionamento accattivante, sul colore sfacciato, sul rapporto diretto con il lettore con strizzate d’occhio (editoriali, posta, pagina Facebook), miti da adorare e soprattutto azione. “Cazzotto”, “botte da orbi”, “scontro”: sono questi i termini che ricorrono nelle parole degli autori e dei redattori che lavorano a Mytico!.
Considerando che parliamo di miti greci, dei e semidei, si tratta comunque di violenza lontana anni luce da quella riscontrabile nei prodotti di entertainment del giorno d’oggi, come gli sganassoni di Bud Spencer stanno ai cazzotti del film Fight Club: forti sì, ma sicuramente non realistici ((Non è un caso che lo scontro fisico è stato indicato da Valentina Semprini  come una delle chiavi di volta su cui si è poggiato, da appena nato, il fumetto d’avventura: vedi il suo Bam! Sock! Lo scontro a fumetti. Dramma e spettacolo del conflitto nei comics d’avventura store.tunue.com/lapilli/bam-sock-lo-scontro-a-fumetti.html, da noi qui recensito www.lospaziobianco.it/32601-valentina-semprini-bam-sock)).

La strada per rendere accattivante la lettura dei miti greci è quella del presentarli come fossero dei racconti di supereroi. Si tratta di un legittimo e già usato stratagemma che, in un immaginario ping pong, ribalta l’idea originale con quella derivata. Per intenderci (lo scriviamo volutamente in forma iperbolica): la rappresentazione proposta da poemi come l’Iliade dell’Olimpo, delle battaglie, degli eroi e degli Dei greci sta a Mytico! come il romanzo I Promessi Sposi può stare a Ai shite Knight ((Kiss me Licia in Italia it.wikipedia.org/wiki/Kiss_me_Licia)); ovvero volume unico Vs serialità, verbosità Vs sintesi, pesantezza Vs leggerezza lasciando fermi i punti quali l’intreccio, la fabula e le caratteristiche dei protagonisti.
Riferirsi a questi fumetti pretendendo di cogliere in essi errori “storici” o tagli e interventi che ne hanno modificato in parte le vicende è sbagliato, perché è un approccio che si basa su un errore di genere: sarebbe come voler rinfacciare ad un musical il fatto che normalmente nella vita normale non si parla in rima su musica. O che la versione dell’Odissea de “La Biblioteca di Studio Uno”  non sia perfetta.
L’operazione che merita segnalare è la traduzione da opera epica di mito classico a seriale di rapidissima fruizione che taglia i ponti con seconde e terze letture delle vicende, puntando sulla spettacolarizzazione degli eventi e delle scene di azione. Il tutto strizzando l’occhio, per formato, cura editoriale e caratterizzazione dei personaggi, ai supereroi moderni (che di quei miti sono comunque nipoti). Ne parleremo più avanti infatti, ma è chiaro che fra i miti che hanno fatto nascere e che hanno alimentato per ottanta anni il fumetto supereroico, quelli greci sono fra i più importanti e le simmetrie, le analogie e i rimandi col fumetto supereroico sono tanto limpidi quanto numerosi.

 

Son figlio unico, la mia casa è vuota senza me

(dei primati e dell’autoincensamento)

Sia l’editoriale del primo numero sia l’intervista di Licari sottolineano l’originalità, per forma e contenuto, del prodotto.
Albi inediti e realizzati per l’occasione, formato comic book, spillato a colori e target di riferimento. Tutto ciò rende questo fumetto, venduto in edicola in allegato ad un quotidiano, un prodotto sui generis e unico in tutti i sensi. Unicità così chiara quanto facile da dimostrare.
Consideriamolo un fumetto di supereroi (come è in realtà); in Italia da decenni il formato tipico del fumetto supereroistico da edicola è uno spillato di numero di pagine variabili (almeno 72) che raccoglie circa tre storie complete. Un tentativo di proporre il formato Usa (storia singola a prezzo contenuto) era stato fatto nel 1989 dalla Play Press, che aveva proposto al pubblico italiano una edizione spillata di 32 pagine delle avventure di Iron Man. Successivamente, nel gennaio del 1994, la casa editrice Comic Art (all’epoca una delle tre che pubblicava supereroi Marvel) uscì in edicola con un albo (All American Comics IV serie n.1) in tutto e per tutto simile ad un albo americano: unica storia, spillato, al costo di 1.200 Lire. 
Questi gli unici precedenti, a quanto ricordo, di proposta di questo “formato” da parte di case editrici o per testate “maggiori”.
Se vogliamo ragionare nei termini di fumetto supereroistico interamente realizzato in Italia e venduto in edicola, l’unico precedente che riesco a rintracciare nella memoria è, nel 1996, il mensile PK New Adventures, edito nel formato e foliazione tipico degli albi di supereroi. Di notevolissima qualità, ebbe vita relativamente breve (49 numeri della serie regolare) ed attualmente è in fase di ristampa come allegato al Corriere/ Gazzetta in volumi ((Vedi: store.corriere.it/fumetti/pk-il-mito/mV.sEWcW5o0AAAE1dEBR2DN./ct?TopCatalogCategoryID=lumsEWcVBKcAAAEozHlUIZLO&ShowAllProducts=YES)).

Pensando a fumetti realizzati appositamente per la vendita in edicola come allegati, abbiamo il cartonato Uomo Faber di Calzia / Milazzo ((Febbraio 2011, venduto come allegato a Repubblica e l’Espresso temi.repubblica.it/iniziative-uomofaber/)) o i volumi dedicati ai ai 150 anni dell’Unità d’Italia proposti da Il Giornalino ((A partire dal gennaio 2011: www.lospaziobianco.it/25892-150-storie-italia-volumi-fumetti-giornalino)).
Tuttavia, considerata come operazione editoriale, Mytico!, nelle intenzioni dell’editore, è un prodotto di rottura rispetto a quelle iniziative. In un momento come questo, terribile, dell’economia italiana, anche un colosso dell’editoria, financo spinto da lodevoli fini culturali-pedagogico-divulgativi, ci pensa molte volte, prima di lanciarsi in progetti in sicura perdita; in questo caso ci assicura il buon Licari che l’eventuale perdita è preventivata e farebbe parte del progetto. Questo non è un dettaglio da poco, soprattutto considerando che le risposte dei lettori compresi nella fascia di riferimento di Mytico! sono calate in maniera vistosa  negli ultimi anni ((Il settimanale Topolino che dalle 326.601 del 2004 passa alle 161.397 copie vendute del 2011 – compreso abbonamenti – dati da www.primaonline.it/ via house-of-mystery.blogspot.it/2012/03/le-vendite-di-topolino-continuano.html)) e che il fumetto supereroistico in edicola sembra ben lungi (una media non confermata di 15.000 copie vendute mensili) dall’essere un successo o dall’avere un trend di crescita costante.

Kal-El, l’ultimo figlio di Atene
(Il Mito greco che ispira i Supereroi che ispirano un fumetto che parla del Mito greco…)

Nell’agile quanto dettagliato volume Il fumetto supereroico di Marco Arnaudo ((Marco Arnaudo: Il fumetto supereroico, Tunuè, 2010. Qui la nostra recensione www.lospaziobianco.it/25655-fumetto-supereroico-mito-etica-strategie-narrative e qui un estratto: www.lospaziobianco.it/30955-miti-religioni-estratto-fumetto-supereroico-mito-etica-strategie-narrative)), l’autore si spende per spiegarci perché secondo lui il genere epico è riportato ai giorni nostri nel fumetto supereroistico in maniera praticamente isomorfa. Sono tantissime (20) le prove che porta a dimostrazione di tali tesi: venti punti che hanno caratterizzato l’epica dei miti greci e che si trovano ampiamente ripresi ed articolati negli ottanta anni di vita del genere supereroico. In questo senso, molti luoghi comuni del fumetto supereroico sono attualizzazioni di archetipi e fabule che trascendono la cultura e i tempi. Per questo, paradossalmente, le storie di Mytico! possono apparire, a un frequentatore di fumetto supereroistico, un qualcosa di già visto e annusato un passato in tanti albi.
Di partenza i personaggi mitologici (intesi nelle loro caratteristiche) sono stati i primissimi riferimenti nella creazione del genere supereroico.
Dalle parole di Jerry Siegel, co-creatore con Joe Shuster di Superman, primo Supereroe di successo, si evince facilmente come questo sia accaduto: “[…] I concieve of a character like Samson, Hercules, and all the strong men I ever heard of rolled into one. Only more so.” ((“Penso a un personaggio come Sansone, Ercole, e tutti gli uomini valorosi di cui ho sentito parlare, fusi in un unico personaggio. Semplicemente, ancora più forte”. Ron Goulart: Over 50 years of American Comic Books,  Lincolnwood, 1991)).
E, partendo da punti quali forza superiore, invulnerabilità, super velocità, super intelligenza, i supereroi moderni hanno trasportato nei fumetti del ventesimo secolo anche una serie di caratteristiche narrative tipiche delle storie dei miti greci. Quali, ci ricorda Peter Coogan ((Cfr. Peter Coogan: Superhero. The secret origin of a genre, Monkeybrain Books, 2006)), la presenza degli stessi eroi in più contesti narrativi (li chiamiamo oggi cross-over), i camei di personaggi in racconti di altri (guest stars), le reunion di personaggi per affrontare una particolare situazione (team up) o anche il fatto che più autori hanno messo mano agli stessi racconti, rinarrando nuovamente le storie e arricchendole di nuovi dettagli (le riscritture delle origini dei supereroi così frequenti: retcon e reboot) e poi gli spin off e l’idea che più autori distanti tra loro lavorino in virtù di una continuity.
Volendo allargare la nostra analisi, la stessa idea che il racconto d’avventura possa fungere da strumento per raccontare il mondo, gli uomini che lo abitano, le loro virtù, le loro piccolezze, i loro contrasti, proviene dal mito greco. La vocazione antropologica del mito è evidente (nell’Odissea più che mai) e l’eroe è qualcuno che fa parte del mondo ma al contempo, per le sue qualità, è una eccezione. Quindi Superman è non solo Achille ma anche Ulisse; è il Kriptoniano che si sente terrestre; per quanto forte, per quanto superiore ed eccezionale, tutto ciò con cui si confronta, l’amore, la solitudine, la paura, il coraggio, è perfettamente umano.
Infine, vale la pena sottolineare la similitudine di contesto narrativo: quello di una grande opera che copre un periodo lunghissimo e che tuttavia vive di singoli episodi (come le varie uscite mensili di un fumetto supereroistico), tutti con un proprio cliffhanger, che fa salire la tensione in attesa degli sviluppi nella pagina (puntata) successiva.

Un piccolo cortocircuito che può essere di esempio: nelle sale italiane è in questi giorni in distribuzione il film The Avengers. Il sapore mitico del film (nel quale c’è un Dio vero e proprio, sebbene non proveniente dal pantheon classico, Thor) è facilmente assaporabile. I tòpoi supereroici hanno tutti un loro analogo nelle storie dell’antica Grecia (il genio militare, il superuomo con un punto debole etc…) e sfogliando ad esempio il numero 1 di Mytico! non fatichiamo a capire come le origini dei supereroi siano da ricercare lì, sotto le mura di Troia.
Come fa notare Don LoCicero nel suo saggio Superheroes and Gods ((Don LoCicero:  Superheroes and Gods, McFarland & Company Inc. 2007.)) Eracle, protagonista del numero 2 di Mytico!, è un tipico supereroe dei giorni nostri. Le sue dodici fatiche sono state per secoli spunto per altri racconti, che ne hanno ricopiato lo schema. Quaranta anni fa l’idea di dover superare una serie di imprese per raggiungere un risultato (la libertà per Eracle) era l’idea di base del film L’ultimo combattimento di Chen, ultimo di Bruce Lee; nel 1976 erano state omaggiate in una continua citazione nel film Le dodici fatiche di Asterix. Sullo stesso pattern si basano poi i cosiddetti videogiochi “a piattaforme“. La portata del mito greco è stata quindi non solo trans-genere ma ha anche superato i confini occidentali, come ad esempio nel caso del manga Olympus no Pollon (la famosa serie C’era una volta… Pollon), interamente ambientato nell’Olimpo.
Ancora: nell’episodio scritto da Diego Cajelli Eracle sconfigge l’Idra grazie all’aiuto di un sidekick; e poi (evento rimasto al di fuori del racconto di Cajelli) costruisce una nuova superarma intingendo le sue frecce nel sangue infetto del mostro. Insomma, cose tipiche dei fumetti da supereroi…
Scrive ancora LoCicero: “[…] Achille e Superman, […] sono essenzialmente fratelli di sangue, la loro essenza condivisa deriva da una sorgente di motivi che lo psicoterapeuta Carl Jung indicò con il nome di archetipi“. Una serie di immagini e avvenimenti che fa parte dell’eredità del nostro essere umani, al di là delle distanze temporali e culturali.

 

One, two, three o’clock…

(Parlando dei primi tre numeri del settimanale Mytico!)

Quando si ha a che fare con il mito greco, si ha a che fare con storie che nei secoli hanno dimostrato di possedere una vitalità, una forza di attrazione, una capacità di emozionare, di far sognare, di far riflettere o semplicemente di intrattenere, forse mai replicata. Ventotto secoli fa ci fu l’esigenza di dare forma scritta a quell’insieme di storie che raccontavano la guerra di Troia e da quell’esigenza nacque l’Iliade. Non fu che l’inizio: una generazione dopo l’altra attraverso nuove storie e nuovi eroi nacque il Mito. Molto più che storielle: è il racconto dell’esistenza umana, è la costruzione dell’identità greca (ed occidentale), la tappa fondamentale della paideia di ogni giovane. Da allora il mito ha continuato a filtrare oltre i limiti del mondo della parola scritta: l’arte, in ogni sua forma, in ogni secolo, in ogni luogo, continuamente si è abbeverata presso questa inesauribile fonte. In tutti i suoi linguaggi: scultura, pittura, letteratura, cinema, fumetto. Non è un caso, dunque, se quattro autori di fumetti nel XXI secolo siano ricorsi al mito, con lo scopo dichiarato di reclutare nuovi lettori tra le fila di una generazione che mostra sempre più disinteresse verso questo medium. Quella che gli sceneggiatori (Stefano Ascari, Diego Cajelli, Fausto Vitaliano e Matteo Casali), i disegnatori (Andrea Riccadonna, Maurizio Rosenzweig, Vanessa Belardo, Nicolò Assirelli e Ivan Fiorelli) e gli editori (Rizzoli CRS Corriere della sera e Edizioni BD) propongono è una ricetta che ha gli ingredienti giusti per stuzzicare l’appetito di un lettore in età preadolescenziale. Per quel che riguarda la cura editoriale dell’albo vale la pena segnalare la leggibilità, leggerezza, chiarezza, organizzazione, pulizia e completezza della seconda di copertina: finalmente una seconda di copertina di un fumetto supereroistico degna di questo nome, con strizzate d’occhio al lettore, indirizzi email, indice con numeri pagine (anche se nelle pagine disegnate purtroppo il numero non c’è). Sembra poco, ma l’arte di realizzare una seconda di copertina decente oltre ad essere evidentemente quasi sparita pare essere decisamente poco considerata.

Parlando dell’estetica dell’albo: fra la miriade di bonellidi che occupano gli scaffali delle edicole, questo fumetto ha buone possibilità di emergere anche semplicemente da un punto di vista visivo,  grazie al formato, al prezzo, ai colori e a una copertina (sempre di Paolo Martinello) senza dubbio studiata per colpire e attirare l’occhio: logo a sinistra con prezzo e numero, testata e “strillo”, come nella migliore tradizione supereroica da ottanta anni a questa parte. Martinello è un illustratore prestato al fumetto, che vanta pubblicazioni in Francia e che attualmente è molto attivo proprio sul mercato francese; nel suo blog ha dedicato un lungo articolo alla lavorazione dietro le copertine e i personaggi di Mytico!, molto interessante per chi sia appassionato del processo di realizzazione di un’opera e ami conoscere il dietro le quinte di un albo ((Lospaziobianco aveva dedicato una lunga intervista all’autore in merito alla sua partecipazione come copertinista alla serie Valter Buio: qui www.lospaziobianco.it/28550-paolo-martinello-salto-buio ed esiste un sito che raccoglie tutte le sue illustrazioni; anche in questo caso suggeriamo vivamente di buttarci un occhio: martinelloportfolio.blogspot.it/)). Lo stile di Martinello, con i suoi dettagliati panneggi, con quel gusto quasi maniacale della velatura, è difficilmente assimilabile a quanto si vede sui comic book statunitensi. Il disegno morbido e non stilizzato o cartoonesco, il tratteggio (ed infatti latita nei disegni interni, addirittura anche nel caso del solitamente dettagliato e chaykiniano Rosenzweig), la colorazione non piatta ed elettrica sono più in linea con illustrazioni d’epoca che con lo stile interno dell’albo (che poi si intravede già nel logo in alto a sinistra, dove il protagonista appare in un disegno tratto dall’interno e quindi assolutamente diverso dalla cover).
Gli sceneggiatori (il primo ed il secondo numero sono rispettivamente a firma di Stefano Ascari e Diego Cajelli) sembrano aver trovato un linguaggio comune attraverso il quale raccontare le loro storie. Il lettore è conquistato dal ritmo intenso delle sceneggiature, continuamente catapultato dal campo di battaglia all’olimpo degli dei, avanti e indietro nel tempo, da una storia all’altra. Rapidamente si entra nel pieno dell’azione, in un climax narrativo e grafico, fino alla splash-page più o meno a metà albo (pagina 12 nel primo albo, nel secondo oltre quella iniziale ce n’è un’altra a pagina 10). Giusto il tempo di qualche battutina ad effetto, tanto per galvanizzare o divertire il giovane lettore, poi, per il resto, è botte da orbi, urla, mostri e colpi di scena, vale a dire quel che ci si aspetta possa divertire un bambino.

L’obiettivo è quello di trasformare un bambino in un divoratore di storie (a fumetti), dunque è naturale che le storie abbondino e si moltiplichino vicendevolmente, generandosi l’un l’altra. A fare da filo rosso alla serie è la storia di Leandros, un giovane soldato greco che combatte (e attraverso il quale è raccontata) la guerra di Troia; lo spazio della narrazione è poi espanso attraverso le storie narrate dagli altri personaggi, mentre la profondità dell’universo mitico è mantenuta tramite gli accenni e le allusioni ad altri racconti che ogni racconto propone (ad esempio di Eracle è raccontata la seconda fatica, quella dell’Idra, ma ci sono riferimenti agli Argonauti, al gigante Anteo, al Leone di Nemea).
La sfida che Mytico! non vince (ma che, va ribadito, resta al di fuori della sua missione) è quella di essere un prodotto intergenerazionale. Che il prodotto sia pensato per un target di lettori fra gli otto e i dodici anni è evidente, ma c’è il rischio tangibile che quella semplicità e quella rapidità, che sono i punti di forza agli occhi di un bambino, siano punti deboli per un lettore adulto. Agli occhi di questo i dialoghi risultano scarni, ridotti all’osso, un po’ banali, la caratterizzazione dei personaggi insufficiente, assente l’approfondimento di qualsiasi tematica (e magari cozza con citazioni colte nei redazionali, come nell’editoriale del numero 2 il gioco di parole con la nietzschiana volontà di potenza). Anche qui, una critica che in realtà è una constatazione anche se il terzo numero, l’ultimo che abbiamo potuto sfogliare, pare già essere una eccezione parziale a questa regola.

Passando ai disegnatori, nel primo numero (Verso la gloria) abbiamo una buona prova di Riccadonna; la sua riproduzione di armi e armature è pulita e scevra di orpelli. Tenendo conto della scelta di interpretare il mito e non di tradurre in fumetto racconti e reperti storici, possiamo ritenerci soddisfatti degli opliti di Riccadonna, vicini alle rappresentazioni che ci vengono da alcuni ceramografi greci (si pensi al Pittore di Amasis, al Pittore di Kleophrades o all’anonimo autore dell’Olpe Chigi).
Il tratto che delinea le anatomie è deformato quel tanto da seguire i canoni ormai classici del fumetto supereroistico; le anatomie sono anche in questo caso al servizio della narrazione e talvolta si piegano ai voleri dell’impatto grafico piuttosto che a quelli della realtà. Non esiste tratteggio perché si delega al colorista ed alle due, massimo tre velature, anche abbastanza in violento contrasto fra di loro, la definizione delle profondità. Il layout pesca a piene mani in tutte le possibilità e pratiche dei fumetti di genere: dalle 5 vignette su tre strisce alle splash page, a vignette scontornate o a tutta pagina con all’interno suddivisione senza riquadri. Manca solo una doppia splash page… Alcune scelte, quali il cambio di registro stilistico utilizzato per significare il particolare status narrativo della scelta di Paride, illustrato secondo lo stile della ceramica a figure nere della Grecia d’età arcaica, sono di particolare efficacia. In generale, trattandosi quasi sempre di scene in esterno, si predilige la pulizia del tratto e si cerca di dare respiro alle vignette anche con qualche vignetta/non vignetta (solo figure nello spazio bianco senza alcuno sfondo). La violenza insita nella battaglia, tenendo conto del pubblico a cui l’albo è destinato, è ovviamente contenuta entro certi limiti: il sangue è quasi completamente assente (abbiamo qualche goccia solo in una vignetta) e si ricorre ad espedienti di rimozione, come ad esempio accade in occasione della morte di Protesilao quando, in apertura dell’albo, viene trafitto da una lancia e ne viene mostrata solo l’ombra.
Per concludere, il disegno perde molti particolari nelle scene con un alto numero di personaggi (ad esempio quando mostra i due eserciti che si azzuffano sotto le mura di Troia), forse per focalizzare l’attenzione solo sui personaggi principali. Cosa che accade anche in fase di sceneggiatura; anche in questo caso, può essere una ragionevole scelta editoriale per focalizzare l’attenzione sui personaggi principali efficace con lettori giovani, ma che potrebbe deludere lettori più esperti. I colori, invece, sono di Andrea Meloni, che ha la felice idea di tradurre lo scontro fra Greci e Troiani in termini cromatici, utilizzando colori caldi per i primi e colori freddi per i secondi. Anche qui, l’impatto delle tavole è notevole e l’impressione è che si sia lavorato (sia per disegni che per colori) molto su come la tavola e il fumetto potessero uscire fuori dall’albo: con contrasti accesi, colori decisi e evidenti anatomie supereroistiche, liberandosi di molti vincoli ma mettendo sotto gli occhi di un lettore molto scafato qualche incongruenza. Il risultato, però, dal punto di vista di chi scrive, è positivo.

Alle matite del secondo numero (Tutte le teste dell’Idra) abbiamo il quasi debuttante Ivan Fiorelli che si sobbarca l’onere di realizzare quella iperbolica montagna di muscoli alta due metri e mezzo che prende il nome di Eracle. Più vicino al golia verde made in Marvel e alla statuaria d’età greca e romana che agli sbarbatelli dal volto pulito di serie tv e riadattamenti disneyani, questo enfatizzato Eracle, ispirato al rugbista francese Sebastien Chabal, è un personaggio molto fisico che ben rende, anche nelle espressioni del volto, la sua forza, la sua brutalità, la sua rabbia, l’energia e la potenza. Eracle, qui, sferra pugni, scalcia, sgomita, colpisce, solleva e lancia enormi massi con abbondanza di onomatopee e un disegno estremamente capace nel rendere la portata distruttiva di ogni suo colpo. A parte il prologo della vicenda, il disegnatore viene messo nelle condizioni di disegnare quasi solo scene di lotta. I disegni sono appena stilizzati e mancano di tratteggio; in questo caso i toni del colore (steso da Moreno Dinisio) sono tra il verde e il marrone, visto che la parte principale è ambientata nella palude dove avviene lo scontro; sembra ormai chiaro che l’impaginazione delle tavole è libera e quindi spazio alla giusta splash page per la prima apparizione dell’Idra. E poi tre vignette verticali, vignette PIP, sovrapposizioni delle stesse et alia.
Rispetto al primo numero, qui Fiorelli si e ci concede qualche piccolo omaggio al manga style, con linee cinetiche e inchiostrature ad indicare il movimento. Nel precedente, anche le più veloci e possenti azioni di lotta erano delineate da contorni puliti e nessun tocco di pennello indicava il movimento. Anche nelle onomatopee il riferimento è il manga e non il comic book con font morbido come quello usato da Riccadonna. Il cambio di ambientazione (da combattimento solare a limacciosa palude) si sposa con il cambio di matita. Qui, nell’essenzialità richiesta dal fumetto nel disegno, si riscontra ancora qualche piccola pecca di ingenuità del disegnatore, come ad esempio in qualche figura intera tratteggiata in lontananza; o nella tavola 5, che nelle vignette 3 e 4 non convince per la scelta della non riquadratura (rispetto alla buona sovrapposizione delle vignette 1 e 2). Il colore non presenta particolari pecche ma neanche vette; sembra che lo spegnersi dei toni, vista la contingenza (la palude), spenga anche quei buoni spunti che Dinisio aveva mostrato nella scena ambientata nell’Olimpo fra Zeus ed Era. Cajelli, che sceneggia l’albo, riduce all’osso i testi nelle pagine di lotta, lascia il campo al disegno e omereggia con le didascalie. Nel complesso una prova di professionalità al servizio dell’editore. Trattasi di complimento, giova sottolinearlo.

Apriamo l’ultimo albo, il numero tre, Nel labirinto del terrore, chiudendo il discorso su testi disegni e colori limitandoci solo quindi a queste tre prime uscite.
Lo sceneggiatore è Matteo Casali e incrocia la sua penna con la matita e la china di Maurizio Rosenzweig. Il disegno denso di tratteggi dell’autore milanese viene qui decisamente sfrondato; pur limitato nelle sue caratteristiche però, non realizza comunque la linea chiara che aveva caratterizzato i numeri precedenti. Il tratto è quasi mai lineare e pulito, sempre nervoso e molto caratteristico soprattutto nel delineare le espressioni. Per la prima volta la vicenda ha una ambientazione interna; il palcoscenico di questa nuova avventura è, infatti, il mitico palazzo di Cnosso che Rosenzweig costruisce quasi dialogando con il lettore e con i ricordi scolastici di questo; il disegnatore, infatti, ricorre a quel repertorio di immagini note a chiunque abbia aperto un libro di storia nella sua carriera scolastica: l’affresco del toro con i ginnasti, le tipiche colonne rosse, le decorazioni parietali con tema ittico.
L’impaginazione anche qui è molto varia: dalle tre vignette basse orizzontali alle sequenze alte/strette, basse/larghe. Vignette larghe per le concitate scene di lotta e inseguimento, e quasi sempre primissimi piani con volti tagliati a zoomare sugli occhi nei momenti di riflessione dei personaggi.
Come nel numero due (il paragone con gli albi precedenti ormai è obbligatorio), si parte da un racconto attorno la fuoco. Il mattatore che intrattiene i compagni di battaglie è ancora Leandros, ma una volta introdotto l’argomento il narratore cambia e la parola passa a Teseo, protagonista della celebre avventura con il Minotauro.
Lo sceneggiatore, avvezzo alle cadenze e alle atmosfere del thriller, non solo mantiene un buon livello di tensione per tutta la vicenda ma riesce anche a far aleggiare un cupo senso di mestizia attraverso tutto l’albo. Le didascalie, che altro non sono che la voce di Teseo, contribuiscono a tenere alto l’effetto “noir”, così come ormai codificato nel fumetto. Casali emoziona il lettore narrando attraverso concitate sequenze fatte di primi e primissimi piani con i quali coglie eloquenti particolari: attraverso un occhio, una mano o una bocca spalancata, riesce a descrivere l’impeto, la rabbia o i sentimenti dei personaggi (le tavole 16 e 10 su tutte). I due autori giocano bene con i tempi e le tensioni, il mostro è introdotto con una vignetta di bell’effetto mentre raschia il pavimento (scrive?) con un teschio. La battaglia è rapida e cruenta; il sangue del Minotauro sgorga rosso e copioso, in barba al target di riferimento e ci piace segnalare il piccolo dettaglio (precedente alla lotta) della impronta della mano sporca di sangue lasciata da una delle tante vittime sulla parete del labirinto.
In poche scene e in una manciata di dialoghi, Casali, in maniera convincente, attraverso la storia del Minotauro/Asterione, traccia nelle sue linee essenziali due temi di ampio respiro e tra loro collegati: quello della vittima che diviene carnefice e quello del diverso che diviene mostro. Alcune soluzioni di sceneggiatura rendono la storia abbastanza lineare e non lasciano punti in sospeso e la scelta di raccontare la vicenda usando un’unica linea temporale risulta in una buona facilità di lettura.
Il colorista è nuovamente Moreno Dinisio, che utilizza per tutta la parte centrale dell’albo toni marroni e rossicci. Il tramonto che illumina il corpo del Minotauro è una macchia di luce in tavole colorate ma comunque cupe. Visto il target di riferimento, troviamo non banale la scelta di accostamenti violenti di colori, che intendono comunicare al lettore non tanto un dato reale, ma il pathos delle situazioni. In ogni caso, questo terzo numero rappresenta, per ambientazione e per approccio, un cambio di passo notevole rispetto al primo numero ed alle squillanti tonalità piatte del duello al sole fra Achille e Ettore.

Poco ancora da aggiungere, infine, a conclusione di questo lungo discorso su temi, strumenti, intenzioni e realizzazione dei primi albi e in generale del progetto Mytico!.
Probabile, banale ma vero, che solo il riscontro del pubblico potrà dirci se la strada intrapresa sarà stata vincente o meno.

 

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