Ciao Michele, ciao Caterina, benvenuti su LoSpazioBianco! Lavorate nel campo dell’editoria da molto tempo; avete affrontato la nuova avventura in “BAO” con notevole entusiasmo e slancio. A due anni dalla partenza, ci sarebbero molte premesse da fare, ma le domande poi sarebbero più lunghe delle risposte. Perciò, a bruciapelo… Che riscontro “umano” avete avuto dai lettori…
Entusiasmante. Ci è voluto meno del previsto per far capire ai lettori il senso del nostro progetto. Anche se ancora dobbiamo affermarci in modo più solido sul mercato, ora un libro BAO è un concetto, un’implicazione qualitativa ed emotiva, ancora prima che un prodotto editoriale, nella testa dei lettori.
Vi andrebbe di valutare per noi il bacino di lettori ai quali sono destinate opere tanto diverse come Beta, Il Piccolo Principe, Superman e tartan, La marcia del granchio? Che riscontro “economico” in termini di venduto/venduto su stampato avete avuto?
Stiamo parlando di opere molto diverse. Beta è, de facto, il primo progetto italiano al quale abbiamo cominciato a lavorare. Vuole avere un appeal non limitato agli appassionati di robottoni, o di fumetti. Il Piccolo principe è un progetto ampio, in ventiquattro uscite, pensato per portare fumetti nella zona di letteratura per l’infanzia delle librerie di varia.Superman e Tarzan parla agli appassionati di comics, ma è una scusa per mostrare un inedito di un maestro che ci piace moltissimo, Carlos Meglia. La marcia del granchio è una sfida: un autore molto amato, alle prese con la sua storia più esistenziale e riflessiva. Per ora, il riscontro è molto buono. Se parliamo poi di venduto, sai bene che in editoria ci sono progetti che non si ripagano e altri che fruttano abbastanza da tenere a galla anche alcuni di quelli meno fortunati. Tra quelli che hai menzionato, nessuno è ancora esaurito, ma sono grandezze troppo diverse: Il Piccolo principe ha una tiratura sproporzionata, rispetto agli altri titoli.
Che impatto pensate abbia avuto BAO e dove si sia posizionata oggi nel pacchetto di editori che conosciamo che pubblicano fumetti?
Secondo noi BAO ha mostrato che c’è spazio per l’innovazione, ma non ha cercato di intaccare le quote di mercato più sature, visto che abbiamo rivolto buona parte della nostra produzione all’infanzia e alle librerie generaliste.
Parliamo di distribuzione e penetrazione; quanto vi interessa “bucare” nelle librerie di varia e piazzare i vostri libri negli scaffali di fumetti “per l’infanzia”?
Ecco, appunto. Tantissimo. Perché le persone che ancora non sanno di aver voglia di leggere fumetti sono proprio lì.
Pensate che questo passo sia propedeutico poi per una maggiore e migliore presenza del fumetto nelle librerie?
Sicuramente sì. Nonostante la forte flessione di vendite in quel tipo di punti vendita negli ultimi mesi, c’è “fame” di prodotto-fumetto, ma va ripensato rispetto alle consuetudini editoriali del mercato specialistico.
Siete distribuiti da Alastor nelle fumetterie: vi va di indicarci in che percentuale la vostra produzione è destinata alle fumetterie piuttosto che alle librerie di varia?
Non c’è una formula fissa. Bone ha avuto un successo relativamente uniforme nei due canali di vendita, mentre il prodotto americano più mainstream e i titoli francesi vanno meglio in fumetteria. Post Coitum, invece, ha venduto in varia dieci volte quanto ha venduto in fumetteria.
I volumi “DC” per “bambini” che avete stampato mi sembrano più indirizzati a attempati lettori ultratrentenni in grado di cogliere i mille “inside jokes” e i riferimenti ai molti supereroi… sbaglio? Che riscontri avete voi invece?
[All’espressione “attempati trentenni”, uno di noi si innervosisce, l’altro sorride] Si tratta di titoli con un target ibrido. Pensa però all’impatto che ha avuto sui palinsesti pomeridiani della TV in chiaro la serie di Batman: The Brave and the Bold. Infatti quello è stato il titolo più venduto, nei canali generalisti, Grande Distribuzione compresa.
Una domanda senza domanda: Chosp. So che è un progetto che avete amato molto.
Ad Alessandro Barbucci ci legano una lunga amicizia e una fortissima simpatia. Chosp è poi stato una sorpresa: Ale non poteva venire a Lucca, quindi il suo libro era solo soletto tra le nostre altre novità. Nonostante questo, nei giorni della fiera ha venduto duecentocinquanta copie, andando esaurito allo stand con un giorno e mezzo di anticipo.
Uno degli ultimi “colpi” che avete realizzato riguarda la rivista “Dark Horse presenta”; si tratta di una antologica da libreria trimestrale che offrite sul vostro sito “in blocco”. È una operazione un po’ a rischio nel mercato italiano?
Sì, è vero. Eppure sta andando discretamente, e il palinsesto dei prossimi numeri dovrebbe ingolosire non pochi lettori.
Avete un programma editoriale partito con relativa calma; ora state incrementando uscite, generi ed editori che proponete in Italia. Dove pensate che non “pescherete” mai e perché e dove pensate si debba insistere?
Uhm… Niente porno, grandi saghe storiche e probabilmente poca fantascienza. Invece abbiamo voglia di storie intimiste, ma con il respiro dei classici.
I volumi con Makkox sono stati il frutto di un incontro fortunato con un autore nel pieno del suo boom mediatico grazie al blog su “Il Post”; la mia sensazione è che volumi come “Post Coitum” siano la dimostrazione di come il “caso” possa creare momenti di svolta importanti nella vita.
Con Makkox si è creato un sodalizio che ci soddisfa in pieno. Ci capiamo praticamente al volo e su tutto e il 2012 sarà l’anno della consacrazione di questo rapporto simbiotico, vedrai.
Come avete intenzione di lavorare e valorizzare con gli autori italiani che state pubblicando?
Gli autori italiani che abbiamo in scuderia sono per ora pochi, ma in crescita, e cerchiamo di selezionarli in base alla nostra capacità di veicolare i loro messaggi narrativi. La seconda metà dell’anno sarà cruciale per riscontrare se il nostro modo di promuoverli sia vincente. Ne riparleremo.
Siete sempre molto attenti alla comunicazione e al rapporto diretto con i lettori; vi andrebbe di indicarci qualcosa su cui state lavorando in una delle vostre “famigerate” anticipazioni?
Visto che ce lo chiedi così gentilmente… È con grande piacere che ti annunciamo che saremo noi a pubblicare Portugal, di Cyril Pedrosa, fresco di premiazione al Festival di Angoulême. Sarà un libro di grande formato e prestigio, e uscirà ai primi di giugno.
Come altri editori (di varia) stampate i vostri volumi nella Repubblica Popolare Cinese tramite un tipografo italiano. Pro e contro di questa scelta?
Stampiamo parte dei nostri titoli in Cina, il resto in Italia. I contro sono legati ai tempi di attesa e al bisogno di scegliere con cura le soluzioni materiche, visto che il riscontro si può avere solo a stampa avvenuta. I pro sono una grandissima professionalità, la capacità di pensare a soluzioni innovative per le finiture dei libri e un discreto risparmio sui costi.
È possibile in questo momento essere imprenditori in questo mercato fumettistico senza investire (ma cercando di andare al risparmio) oppure è fondamentale poterlo fare anche mettendo in preventivo un paio di esercizi in perdita? Se gestito con attenzione e “mirato” si può “rientrare” di questo investimento?
Ottenere profitto senza avere investito non ci sembra una strada particolarmente onesta, né praticabile. BAO ha chiuso il primo esercizio in attivo, poi ha investito molto nel proprio sviluppo e ora lavora per ottimizzare i costi produttivi e di esercizio, mentre il suo mercato si amplia. Se abbiamo intenzione di recuperare gli investimenti e conseguire dei profitti? È una domanda retorica, vero? 🙂
Riferimenti:
Il sito dell’editore: www.baopublishing.it
Bao su Facebook: www.facebook.com/baopublishing
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