1990. Francesco Baccini, sull’onda del successo del disco di debutto (si chiamavano ancora dischi, all’epoca), Cartoons (di cui si parlerà un’altra volta), sforna un album meno “concept” del primo ma altrettanto centrato.
Delle varie tracce mi riservo di parlare successivamente con calma. Questo pezzo, lungi dallo scatenare nello scrivente immedesimazione, lungi, eh… ci racconta la storia di un solitario suonatore di pianoforte che cerca di farsi notare da una donna. Che, ovviamente, lo ignora. Lui pensa a trasformazioni magiche (suonare come Bach al solo suo sguardo) e a finali fantastici (lui che porta via lei) ma, alla fine, la scelta della donna cade su un “lui” disprezzato per i “gemelli e la Gibaud”.
Quello che ai più forse (non a quelli, come me, che i primi tre quattro album li ha sentiti allo sfinimento) è sfuggito (e, vi prego, rimediate) è che l’autore non è, come può sembrare, un cantautore abile a scrivere canzoni ironiche e divertenti (ovvero quelle che maggiormente gli han dato successo) e basta. Nelle canzoni “serie”, nostalgiche, intimiste, infatti, lo spunto (sempre presente) comico si innesta in una struggente malinconia di fondo probabilmente non lontana da quella che è sempre stata tipica del cantautorato genovese così famoso per decenni.
A me, ovviamente, è sempre piaciuto molto.
E, di seguito, riporto il testo della canzone di cui parlavo prima.
Il pianoforte non è il mio forte
non riconosco il fa
ma se mi guardi io potrei suonarlo come Bach
ma tu chi sei, non parli mai
ascoltami e vedrai ti piacerà
In questa notte all’angolo della malinconia
non son venuto per ballare ma per portarti via
ma tu non vuoi, tu guardi lui
ascoltami e vedrai ti piacerà
Fare la corte non è il mio forte
non riesco a dirti bu
ma apri i tuoi occhi e fammi esplorare i tuoi fondali blu
ma perchè mai hai scelto lui
ma guardalo coi gemelli e la Gibaud
E sono chiavi queste dita, abili passe-partout
hanno già aperto mille porte, spento mille abat-jour
ma tornerai se tornerai
io non lo so, io non so se ci sarò
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