Fragola e Cioccolato. Fragola come il colore del sangue del ciclo mensile che disturba le relazioni sessuali nella coppia. Cioccolato come il colore della cosa che puoi inavvertitamente trovare nella pratica della sodomia. Il titolo già racconta tutta la spregiudicatezza dell’opera.
Chenda Khun (pubblicata con il suo nom de plume Aurélia Aurita) è un’autrice giovane e poco nota in Italia. Le principali pubblicazioni al suo attivo sono una storia nella raccolta Made in Japan Coconino 2007 e il volume che andremo ad analizzare, Fragola e cioccolato. La ragazza dimostra nelle sue opere di avere un carattere molto forte, un’incrollabile autostima e idee molto chiare sul fumetto. In Italia non si è praticamente mai affrontato il sesso come tema. Il nostro paese ha una lunga e consolidata tradizione di fumetti porno, erotici o in ogni caso con contenuti che ammiccavano al voyeurismo del lettore, del lettore maschio per essere più precisi. Però raramente, forse mai, il sesso costituiva una parte fondante della storia o un tema su cui riflettere.
Ci sono stati e ci sono sicuramente ancora lavori di questo genere degni di nota: basti pensare alle pubblicazioni della Coniglio Editore o le celeberrime figure femminili di Guido Crepax, però erano un’altra cosa. Principalmente per due motivi: il primo è che la narrazione autobiografica di un’autrice, pur con tutti i suoi limiti, riesce a rendere più umana e ricca di calore la vicenda raccontata. Il secondo è la differenza che passa tra parlare di sesso e esprimersi attraverso di esso. Questa cosa non è sicuramente una novità assoluta a livello mondiale, ma non è nemmeno la maniera più diffusa di parlare dell’argomento.
Nel fumetto di Aurelie Aurita la pratica sessuale è perciò affrontato in maniera nuova, è lontano anni luce dalla rappresentazione della donna-oggetto o da tutti gli altri luoghi comuni del fumetto erotico. Anzi la versione che ne dà è divertita, ma non parodistica.
La trama è semplice: lei vola in Giappone da lui (il collega fumettista Frederic Boilet) e così inizia la loro storia d’amore sempre in bilico fra incertezze, ambiguità, insicurezze, momenti di vita familiare e soprattutto tanti momenti più intimi. Il tempo dedicato a questa attività limita tutte le altre, tanto che la loro storia sembra svilupparsi solo su quel livello. Ma proprio in questi frangenti il libro offre i suoi migliori spunti di riflessione sulla natura delle relazioni, sul rapporto nella coppia fra amore e sesso, su quest’ultimo visto di volta in volta come il catalizzatore o il collante del rapporto, o anche come elemento logorante della vicenda.
La loro storia diventa gradualmente quella delle loro prestazioni sessuali: dove avvengono, come riescono, quanto influiscono sul loro rapporto di coppia e così via. L’amore carnale diventa sempre più, con il passare delle tavole, il megafono dei pensieri dell’autrice e protagonista e il mezzo attraverso il quale filtra la sua relazione con Frederic.
Non deve perciò stupire la volontà di Aurelie Aurita di scoprirsi, raccontarsi e conoscersi attraverso una relazione sessuale.
Allo stesso tempo è opportuno specificare che la storia deluderebbe chi si aspettasse spunti di riflessione profondi, ma si limita soltanto, per così dire, a elencare gli argomenti più ricorrenti nella vita di coppia. Ed è proprio qui, nel rapporto che intercorre fra l’autobiografia come espediente narrativo e il racconto di una vicenda di natura assolutamente intima, che il fumetto cerca il suo equilibrio. Alle volte queste due componenti interagiscono in maniera convincente, altre volte si perdono e si confondono.
Forse perché il sesso perde la sua patina di trasgressività che spesso lo contraddistingue nei fumetti, non è l’oggetto misterioso che solletica il lettore, anzi questi è quasi nauseato dalla sua onnipresenza nella storia. Il sesso non è neppure rappresentato un divertimento frivolo, al contrario è perseguito con una precisione quasi maniacale. Ma è semplicemente una parte fondamentale del rapporto di coppia. Fa decollare le serate e salva dalla noia, anche perché quando non è praticato è parlato.
Da menzionare inoltre la brillante prefazione disegnata di Joan Sfar, la quale accenna già a tutti i temi dell’opera: l’autobiografia come mezzo di espressione fumettistico, l’imbarazzo rispetto alla novità di trovarsi di fronte a un’intimità negata in maniera così netta da chi dovrebbe invece custodirla, l’effetto straniante, quasi disturbante delle vignette cariche di erotismo ma disegnate come se fossero un fumetto parodistico e raccontate nelle didascalie come in una commedia romantica.
Per essere più specifici sull’impianto grafico del fumetto i disegni hanno un aspetto volutamente buffo e goffo, quasi caricaturali. Questo in qualche modo, laddove ce ne fosse ancora bisogno, sdrammatizza l’argomento.
Il tratto dell’autrice infatti non è quello che ci si aspetterebbe da un fumetto con i contenuti così espliciti. Uno stile del genere sarebbe sicuramente più adatto per un fumetto per bambini. Tuttavia questa scelta non può essere una mancanza imputabile all’autrice, in primo luogo perché i disegnatori hanno da sempre più piacere a portare innanzi un proprio discorso personale rispetto a una maturazione artistica e professionale piuttosto che rendere permeabili alle influenze della trama i loro lavori grafici. In secondo luogo perché si risalta in questo modo il dualismo che è alla base del fumetto, cioè quello fra quotidianità e sessualità. Dualismo che non sarebbe mai emerso con dei disegni più ammiccanti, che avrebbero invece reso totalmente erotico il fumetto.
Quindi i disegni dell’autrice sono piacevoli e ricchi di personalità anche se alla lunga risultano forse eccessivamente piatti, poveri di spunti originali. Sono eccessivamente concentrati sui due protagonisti, e per quanto sia comprensibile vista la natura intimista della storia, non avrebbero di certo guastato alcuni campi più lunghi, anche per contestualizzare meglio la storia in Giappone.
Per finire la costruzione della tavola appare confusa, non è rispettata nessuna convenzione e le griglie sono quasi totalmente assenti: ciò non costituisce un male di per sé, ma il lettore rischia di perdersi nelle tavole più generiche e mancare in questo modo alcuni particolari della storia.
L’impressione che si ha al termine della lettura è quella di un lavoro incompleto. A tratti è gradevole, a volte esprime un’ironia brillante e tenta di essere anche intimista in maniera originale (non come gli autori prigionieri delle loro nevrosi che si parlano addosso compiaciuti), però resta incompleto. La trama si perde in riflessioni troppo simili tra loro, e alla fine i pensieri di Aurelie Aurita non sono chiari: non è chiaro se l’autrice pensi che il sesso e l’amore siano la stessa cosa, se siano indissolubilmente legati o se si possano incrociare solo fortuitamente. Per tali ragioni la lettura di questa opera non può essere consigliata a tutti.
Abbiamo parlato di:
Fragola e cioccolato
Aurita Aurélia
Traduzione di Patruno Marmonnier C.
Coniglio Editore, 2009
144 pagine, brossurato, bicromia – 14,00€
ISBN 9788860631886
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