Non sembra di essere negli anni Trenta soltanto per la crisi economica (sempre più dura, anche se le cause dell’attuale sono piuttosto diverse rispetto a ottant’anni fa), ma anche per il discredito del quale soffrono le democrazie occidentali. Governi deboli che non governano, spesso troppo proni agli interessi delle multinazionali e di altri poteri forti che fanno sporche guerre per il petrolio e che sembrano incapaci di far uscire i loro cittadini dalla crisi: mentre all’opposto i regimi più o meno dittatoriali (autocrazie, democrazie limitate) appaiono forse preferibili (basti pensare ai successi economici della Cina degli ultimi anni). Se oggi comparisse un politico alla Victor Von Doom probabilmente avrebbe successo anche in Occidente e finirebbe per andare al potere.
Il Dottor Destino (Doom in originale) alias Victor Von Doom è un villain molto particolare, uno dei cattivi più complessi dell’Universo Marvel. Per certi versi assomiglia al nemico degli X-Men, Magneto: se questi è una sorta di Che Guevara mutante (il Che del mito, ovviamente, quello storico può essere una figura controversa, come tutti i personaggi reali del resto, quello del mito è senza macchia) che guida le masse oppresse alla rivoluzione, Destino diventa un Fidel Castro (ma anche un Mussolini, un Lenin, un Gheddafi) in chiave supereroistica. Monarca dell’immaginaria nazione dell’Europa dell’Est di Latveria, è leader carismatico di un popolo che a modo suo ama.
Se Magneto però ha dovuto aspettare oltre un decennio (con l’avvento dell’artefice del successo dei mutanti Marvel Chris Claremont ai testi) per smettere i panni del cattivo stereotipato, Doom è praticamente da subito un villain carismatico e complesso, piuttosto diverso dai tanti cattivoni fieri della loro malvagità (i Signori del Male, la Confraternita dei Mutanti Malvagi) della prima fase della Marvel Age.
Appare già nel numero 5 di Fantastic Four del luglio 1962 di Stan Lee e Jack Kirby, gli architetti del Marvel Universe, con un cappuccio che ricorda (a detta dello stesso “King” Kirby) l’iconografia classica della Morte, indossando un’armatura e una maschera che gli celano il corpo e il volto sfigurato (che ispirerà in seguito il look di Darth Vader di Star Wars).
Figlio di zingari, genio scientifico (ha studiato negli States dove ha conosciuto Reed Richards futuro leader dei Fantastici Quattro) e al tempo stesso abbastanza abile nelle arti oscure (l’amatissima madre era una strega) è rimasto sfigurato in un incidente avvenuto durante un esperimento scientifico ed è stato presso monaci tibetani che gli hanno insegnato occulti segreti. Nella graphic novel di fine anni Ottanta scritta da Roger Stern e disegnata da Mike Mignola Triumph and Torment (Trionfo e Tormento), si scopre che Destino studia la magia per salvare l’anima della madre dai gironi infernali: è un figlio devoto, non l’essere senza cuore che sembra all’apparenza.
Diventa monarca di Latveria (non a caso nazione dell’Europa dell’Est vicina alla allora “Cortina di Ferro”) spodestandone il corrotto sovrano: è il paria che ha successo, come il mongolo Gengis Khan che diventa imperatore della Cina.
È il simbolo dell’autocrate orientale: ma se i sovietici e i cinesi comunisti dei primi albi Marvel sono in genere villain senza scrupoli, Destino ha un personalissimo senso dell’onore. Come si vede anche nel ciclo anni Ottanta di John Byrne (il migliore, finora, nella storia del Quartetto dopo quello di Lee & Kirby) il popolo di Latveria lo ama perché sente che vuole fare il bene del Paese. Se conquistasse il mondo, ci sarebbe prosperità per tutti: le ingiustizie sociali non esisterebbero. Certo, non vi sarebbero più libertà di parola e d’espressione, ma finirebbero le disuguaglianze sociali, e questo almeno apparente trade-off (visto che a nostro avviso libertà e giustizia sociale non sono inconciliabili) è un dilemma per gli Occidentali.
Destini diversi
Come ovviamente capita per un personaggio che ha avuto vari autori nell’arco di cinque decenni, Destino è stato soggetto a diverse interpretazioni. Discutibile quella di Mark Waid nei primi anni Duemila: lo sceneggiatore vede il personaggio come intimamente negativo, non c’è nobiltà in lui, è solo geloso del genio di Reed Richards. Per Waid, Von Doom sopprimerebbe un bambino per provare di essere migliore di Mister Fantastic; non esita nemmeno a uccidere selvaggiamente il suo primo amore Valeria solo per dimostrare che è disposto a tutto pur di avere il potere della magia che brama. Destino qui è il tiranno orientale standard, una sorta di Saddam Hussein; infatti poco dopo vediamo Latveria invasa da Vendicatori quasi neocon “per portare la democrazia” come avvenuto in Iraq (e Destino viene incarcerato per crimini contro l’umanità).
Nella miniserie del 2005 Books of Doom scritta da Ed Brubaker l’autore, raccontando in modo coerente l’origine del personaggio scegliendo fra vari accenni disseminati in varie storie dei quarant’anni precedenti, ci presenta un personaggio molto più vicino alla versione di Lee & Kirby.
Nel 1997 Leo Ortolani realizza, in appendice ai primi numeri di Rat-Man Collection (Marvel Italia, adesso Panini Comics) un team-up fra Rat-Man e vari character Marvel: splendido quello fra lui e Destino, perfettamente inserito all’interno della continuity Marvel. I due si incontrano in un antico monastero sull’Himalaya e Destino diventa malvagio grazie a Rat-Man (che scambia l’adorata madre del Dottore per una pornostar).
L’autore di Parma è del resto un grande amante delle storie Marvel classiche e ormai quasi vent’anni fa ha realizzato per la fanzine Made in Usa una ultima storia dei Fantastici Quattro che prende il via proprio dopo l’ultimo numero di Kirby, con Destino che svela il suo amore a Susan Storm, la Donna Invisibile moglie di Reed Richards: davvero bella, peccato che non sia mai uscita in volume, neppure quest’anno che i Fantastici Quattro compiono cinquant’anni, forse perché si tratta di un Ortolani “serio” e non umoristico ((ndr. e chissà che proprio Leo Ortolani non sia uno degli autori coinvolti nella parte grafica dello speciale FF Celebration… con un contributo artistico che potrebbe essere online a breve…)).
Quasi un membro dei Fantastici Quattro
Sempre più forte è il suo legame con il Quartetto: a fine anni Novanta, usando alcune formule magiche, aiuta Susan Storm Richards a partorire il secondo figlio, una bambina, motivo per cui la secondogenita chiama porta proprio il nome di Valeria, il grande amore di Destino.
Al momento in cui scriviamo, dopo la morte della Torcia Umana è diventato membro della Fondazione Futuro di Reed Richards, su consiglio della sua “figlioccia” Valeria. Segno, forse, che in questo momento di crisi Oriente e Occidente devono cooperare assieme.
Personalmente odiamo le dittature di qualsiasi colore esse siano (anche se non ci piacciono gli attacchi occidentali ad altre nazioni mascherate da ingerenze umanitarie come ad esempio di recente in Libia), però è indubbia l’attrazione che possono esercitare figure autocratiche come Destino (peraltro non vediamo dittatori così benevoli all’orizzonte): speriamo che arrivi qualche Reed Richards (simbolo dell’uomo occidentale, che crede nella democrazia) a ridare fiducia all’Occidente.
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