[box type=”info” size=”large”]Il 6 febbraio di venti anni fa, moriva Jack Kirby, dopo una vita spesa tra i fumetti. La sua importanza e influenza nei comics americani sono indiscutibili, tanto da averlo ribattezzato “il Re”. Da oggi fino all’anniversario della sua scomparsa, Lo Spazio Bianco dedica una serie di articoli, ripescati dal suo archivio o scritti appositamente, alla memoria di questo grande autore.[/box]
Un bel giorno, Stan Lee convocò Jack Kirby, e dall’unione delle loro menti nacque il primo numero di Fantastic Four. Non fu un prodotto particolarmente raffinato, né del tutto coerente, ma le premesse c’erano già tutte.Le origini del gruppo immaginate da Stan e Jack narrano di quattro eroi (il professor Reed Richards, Sue Storm, il di lei fratellino Johnny e il pilota collaudatore Ben Grimm) lanciati nello spazio nel corso di un esperimento. I quattro saranno oggetto di incredibili trasformazioni quando la loro astronave verrà bombardata da una tempesta di raggi cosmici. Raggi cosmici e radiazioni di ogni genere andavano molto di moda in quegli anni di Guerra fredda e test nucleari, e saranno un espediente narrativo assai abusato da Stan Lee. Tornati sulla Terra, i quattro, scopriranno i loro nuovi talenti: Richard può allungare e deformare il proprio corpo, in maniera non dissimile dal vecchio Plastic Man. Si tratta di un potere in aperto contrasto con la sua pacata e rigorosa personalità scientifica. Adotterà il nome di battaglia di Mister Fantastic, anche se, coerentemente con la nascente tendenza che farà prevalere il personaggio sul potere, continuerà a essere spesso chiamato con il suo vero nome. Così anche la fidanzata, che pur avendo ottenuto il potere di rendersi invisibile, sarà più “Sue” che “Ragazza Invisibile”. Suo fratello, Johnny Storm, può invece infiammarsi, volare e scagliare palle di fuoco. Probabilmente ispirati dal modo in cui la DC stava rispolverando e aggiornando i suoi defunti eroi anni Quaranta, Lee e Kirby avevano resuscitato e rimodellato la Torcia Umana. Laddove il personaggio di Carl Burgos era un androide, questa nuova versione è un giovanotto dalla testa calda quanto i suoi neo-acquisiti poteri.Ma la vera star e futuro idolo delle folle del gruppo è Ben Grimm, condannato dai raggi cosmici a trasformarsi in una infelice creatura dalla spessa pelle scagliosa e dall’incredibile forza: la Cosa. Il personaggio aveva una chiara parentela con i mostri che Jack non aveva mai smesso di disegnare nei suoi fumetti, ma Kirby si era trovato anche un secondo modello: se stesso.
“Se fate bene caso a come parla e come si muove Ben Grimm, noterete che la Cosa è Jack Kirby”, spiegherà in seguito lo stesso Jack.
“Ha i miei atteggiamenti, il mio modo di esprimersi, e pensa le stesse cose che penso io. È irascibile, pieno d’iniziativa e sa farsi largo. Ecco, io sono quel genere di persona”.
Con il passare del tempo, comincerà una certa discordanza di pareri nel ricostruire il percorso che portò alla nascita dei nostri eroi. Lee sosterrà di avere inventato storia e personaggi, di avere battuto a macchina una prima bozza di soggetto (che ancora esiste!), per poi scegliere Jack come disegnatore e mettergli in mano quanto serviva per la realizzazione del primo numero.
Kirby obietterà che loro due non avevano mai lavorato in quel modo, che persino i più insulsi fumettini rosa erano stati puntualmente preceduti da una riunione sulla trama generale. Rivendicherà di essere stato lui a ideare i personaggi, sottolineando in particolare quanto l’incipit fosse identico a quello dei suoi Challengers of Unknown. Il parere di chi ai tempi bazzicava la redazione è salomonicamente unanime: i Fantastici Quattro sono una creatura di Stan e Jack, punto. Una ridistribuzione dei meriti sarebbe del tutto fuori luogo, sia per quell’albo, sia per i successivi.
Non che tutto ciò importasse a qualcuno quando la nuova testata raggiunse le edicole, l’8 agosto del 1961. Creativamente segnò l’inizio di una rivoluzione nella narrativa per immagini, specialmente nel campo del fantastico. Finanziariamente segnò invece l’inizio dell’ascesa della Marvel (come presto sarebbe stata universalmente nota la casa editrice), destinata a diventare un colosso editoriale leader del settore. Fantastic Four n°1 cambiò le regole del gioco, come forse non era più successo dai tempi di Action Comics n°1.
Il canovaccio dei Fantastici Quattro poteva ricordare quello dei Challengers of Unknown, è vero, ma come prodotto presentava tutta una serie di innovazioni del tutto inesistenti nella precedente testata. I suoi protagonisti (soprattutto Ben Grimm) possedevano infatti un’inedita profondità, rivelatasi a onor del vero con il procedere della collana. E se i precedenti lavori di Stan non avevano mai suggerito una tale sensibilità per personaggi interessanti e credibili, tutti quelli futuri lo avrebbe fatto. Anche quelli creati senza l’apporto di Kirby.
Fantastic Four continuò a essere la pietra portante dell’Universo Marvel. Le avventure dell’incredibile quartetto si trasformarono in vere e proprie saghe che si sviluppavano in un arco di più numeri. Sulle loro pagine esordirono personaggi affascinanti come il Dottor Destino, la super tribù degli Inumani e anche il personaggio che molti considerano il primo supereroe di colore dei fumetti, Pantera Nera. Un discorso a parte lo merita, invece, il personaggio di Silver Surfer.Nei primi mesi del 1967, la testata Fantastic Four presentò una storyline che molti considerano il picco della produzione di Lee & Kirby: la saga di Galactus, la potentissima creatura spaziale che banchetta con i pianeti, svuotandoli della vita.Alcune ricostruzioni successive riferiranno che tutto aveva preso il via con un plot di appena quattro parole comunicato verbalmente da Lee a Kirby: “Have them fight God” (“Fagli affrontare Dio”). Difficile però considerare Galactus, un essere che estingueva la vita anziché crearla, assimilabile all’Altissimo. Kirby fece riferimento a due preoccupazioni. La prima era stata suggerita da pile e pile di riviste di fantascienza che ipotizzavano il giorno in cui l’uomo avrebbe incontrato esseri provenienti da un altro pianeta e avrebbe potuto procedere a scambi di tecnologia.
E se invece avessimo incontrato esseri che non erano minimamente interessati a scambi di sorta? Si chiese Jack. Esseri che magari vogliono soltanto divorarci?L’altra era invece una preoccupazione più terra-terra, per certi versi sconfinante nella “prescienza”, almeno in relazione alla Marvel. Nelle pagine finanziarie dei giornali Kirby continuava a leggere di spietate corporazioni che acquistavano piccole aziende, prendevano quel che c’era da prendere, e poi ricominciavano il loro cammino, lasciandosi alle spalle un guscio vuoto. Girava voce che Goodman stesse ricevendo offerte, e ciò preoccupava non poco Jack.
La “trilogia di Galactus” (come verrà chiamata dai fan) sarà una pietra miliare del fumetto super eroico, ma anche una fonte di grande malumore per Jack. Nel disegnare la storia, Kirby decise di dare a Galactus un araldo, qualcuno che annunciasse il suo arrivo. E qui passiamo la parola a Stan…
“Jack tirò fuori il nome Galactus, o forse l’ho fatto io, non ricordo. Più lui, penso, io lo avrei chiamato Irving. Le tavole arrivarono in redazione, e io non vedevo l’ora di mettermi al lavoro. Improvvisamente, in una vignetta, scorgo questo tizio che svolazza su una tavola da surf. E penso: Jack, stavolta hai proprio esagerato!”
Il “tizio” sulla tavola da surf era Silver Surfer. Nel fumetto, si sarebbe ribellato contro il suo signore, schierandosi a difesa della terra e diventando una superstar dei fumetti. Uno degli eroi più popolari dell’universo Marvel era nato così, in modo inatteso da tutti.
Estratto da:
Kirby: King Of Comics
Mark Evanier
Traduzione di Marco Cedric Farinelli
Edizioni BD, 2009
224 pagine, rilegato, colori – 29,00€
ISBN: 978-88-6123-423-9
Qui la nostra recensione al volume
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