Della serie online di Davvero si è scritto un bel po’, dall’adulazione alla crocifissione. Le recensioni del primo numero cartaceo, edito dalla Star Comics e presentato alla Lucca novembrina del 2012, lette sui vari siti di critica sono state per lo più positive.
Il numero 2, uscito a dicembre e disegnato da Antonio Lucchi, è un albo, come il primo, con una peculiarità. Vi sono fumetti tratti da film; film tratti da fumetti; fumetti tratti da romanzi; fumetti tratti da film tratti da videogiochi… fumetti che ripropongono un film che ha preso spunto da un fumetto. Davvero è un fumetto che ripropone le vicende narrate da un fumetto; con la singolarità che l’autore sia del fumetto “originario” (o della “sua prima versione”) è lo stesso della seconda versione, ovvero la creatrice Paola Barbato. Stessa storia (almeno fino ad ora) ma più spazio per raccontarla, un solo disegnatore a rendere quasi cento tavole consecutive (e non solo le sei della versione online) e la possibilità di offrire più dettagli a raccontare i protagonisti delle vicende narrate. A parte il già detto ci fa piacere parlare del numero due per due motivi. Anzi tre.
Il primo è la resa grafica dell’albo. Lucchi, che abbiamo intervistato qualche mese fa mentre era all’opera proprio su questo albo, realizza un bel debutto su bonellide. Decisamente agli antipodi rispetto al Walter Trono del numero uno, dal tratto realistico se non fotografico e quasi scevro di ogni tratteggio o gioco grafico.
Chiaramente non è esente da critiche, ma i colpi che porta a segno sono decisamente più potenti e migliori di quelli che manca. Per far riferimento proprio all’intervista ed all’argomento principale della stessa, va sottolineato come l’inchiostrazione digitale sia decisamente efficace. Già nelle prime vignette ci si può soffermare a guardare il tratto, che, in alcuni casi, somiglia a quello morbido di un pennello, sottile in punta e più corposo nella linea. L’uso dell’elaborazione digitale è altresì efficace quando il disegnatore fa muovere i personaggi nelle stanze del claustrofobico appartamento in cui soggiorna Martina o per strada oppure quando aiuta in effetti speciali (quali quelli dell’acqua della doccia, dello sporco per terra, delle luci in discoteca o delle piastrelle nella stanza della protagonista). Anche quando sembra optare per una divisione classica in sei vignette Lucchi raramente realizza una griglia banale; molto più spesso una delle vignette è sfondo delle altre, la maggior parte sono verticali o sono inserite una nell’altra.
Per completare il quadro dei punti positivi va aggiunta l’innegabile capacità di caratterizzare i personaggi con una personalità e originalità decisamente marcata e l’utilizzare la camera in un vorticoso giro di sopra/ sotto/ destra /sinistra senza paura di andare a cercare l’inquadratura difficile.
Insomma, pollice decisamente sù per il risultato finale, supportato da una stampa decisamente buona che non perde colpi sui neri stesi senza risparmio e a talvolta a tutta tavola, fuori dalla vignetta. Menzione speciale, fra le tante, per le pagine 93 e 62. Per tacere delle oscene pose (consideratelo un complimento) della sovente scollacciata Selena, vera protagonista dell’albo, o dell’attenzione posta per realizzare, con il bianco e nero, l’effetto alluminio di una usata caffettiera o l’effetto accappatoio usato. I colpi a vuoto sono un tot di tavole nelle quali, per forza di cose, l’inquadratura è così lontana che i personaggi, delineati con un singolo tratto, sembrano essere insicuri e poco proporzionati. Vignette, come dire, di passaggio, nelle quali il buon Lucchi dovrà imparare a trovare una sintesi forse diversa. Su primissimi e primi piani non ci pare abbia perso un colpo uno.
Secondo punto di forza è chiaramente la sceneggiatura; sarà il risultato del lavoro fatto sulla serie online (sei tavole secche ad episodio che dovevano suscitare l’attenzione del lettore in poco spazio) ma l’impressione è che ogni pagina sia un mini albo. Molto spesso l’ultima vignetta sintetizza la pagina, in un crescendo che si chiude con un climax comico o drammatico; perfetto gancio per la pagina successiva.
Più spazio per raccontare le piccole storie e tic quotidiani di ragazzi decisamente imperfetti, quando non proprio pessimi, si traduce in molti scambi verbali secchi e talvolta anche duri. Selena è una furia di trovate verbali; vera protagonista dell’albo, (già scritto: toglierei) appare come la deus ex machina delle vicende; sa tutto di tutti e sommerge la giovane e assolutamente spaesata bresciana con un tornado di chiacchiere, molte delle quali consigli paterni. Si vedrà poi se, come suol dirsi, è tutto oro quel che luccica o se, come tutti, anche Selena mostrerà la sua imperfezione. Il secondo numero, tra l’altro, racconta solo pochissimi giorni delle vicende di Martina e quindi è denso di episodi strettamente collegati fra loro; come il primo, e forse ancor di più, mette praticamente tutte le basi per le vicende future, consegnandoci però, con una andatura circolare, in ultima pagina una Martina nuovamente e tristemente abbattuta e sola.
Poco da aggiungere sulla storia come tale (e non sulla sceneggiatura); come detto se ne è parlato spesso e, francamente, c’è solo da aggiungere che le vicende di una figlia di famiglia della medio alta borghesia bresciana che cerca di vivere da sola senza nemmeno saper fare il caffè o la spesa possono interessare o meno al lettore, ma di sicuro sono un tentativo decisamente nuovo e singolare nel panorama fumettistico italiano di oggi.
Terzo motivo, la copertina dipinta da Andrea Meloni; autore che così mette lo zampino in due delle novità a fumetti made in Italy del 2012 (è anche stato colorista in alcune storie di Mytico!).
La trovata grafica del titolo che altro non è che la correzione, a penna, del titolo precedente spunta appena sotto le tristissime mattonelle della lavanderia dove Martina, spostandosi la ciocca di capelli che ha davanti agli occhi, affronta le sue prime esperienze di pulizie domestiche. Ecco, oltre alla qualità del disegno, la copertina è da segnalare proprio perché non ha paura di raccontare quel che si vedrà all’interno; con la semplice banalità della quotidiana vita di una diciannovenne che vive in un appartamento con cinque, sei, sette, sette? coinquilini… Ovvero qualcosa di probabilmente poco eclatante o appetibile in un contesto competitivo come quello della conquista, in edicola, dello spazio e dell’attenzione del lettore.
Abbiamo parlato di:
Davvero n.2 – Troppi cambiamenti
Paola Barbato, Andrea Lucchi, Andrea Meloni
Star Comics, dicembre 2012
96 pagine, brossurato, bianco e nero – 2,90 €
Qui la nostra intervista ad Antonio Lucchi
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