Charles “Chuck” Dixon è un autore statunitense attivo nel mercato fumettistico statunitense dalla metà degli anni ’80. Ha legato il suo nome ad alcune “run” di successo quali quelle sul “Punisher War Journal” e “Robin” (tre miniserie) ma soprattutto è stato scrittore praticamente di tutti o quasi i titoli legati al personaggio di Batman e deus ex machina delle vicende dell’uomo pipistrello all’incirca dal 1992 al 2002. Successivamente ha collaborato con la CrossGen ed altri editori minori, ritornando poi a lavorare con la DC su testate come Robin e Freccia Verde.
Benvenuto sulle pagine de Lospaziobianco. Ci racconteresti a chi venne l’idea del team up fra Superman e Tarzan?
Bentrovati! Dunque, ci fu un ritardo in un altro crossover che stavo creando per Dark Horse. Stavo lavorando a Superman/Aliens 2 e il team grafico aveva bisogno di più tempo. L’editor decise di affidarmi Superman/Tarzan per lavorare mentre i disegnatori del progetto Alien recuperavano sulle scadenze.
Da dove prendesti l’ispirazione per questo script?
La trama generale era già stata decisa da Dark Horse e la ERB Inc. Sapevo che i due ne avrebbero deciso come incrociare le origini, a quel punto dipendeva da me far funzionare il resto. Rimasi stupito da come tutto filò liscio e di come le due storie erano in sintonia. Fui quindi in grado di amalgamare il racconto di questi due uomini fuori posto che condividevano un destino comune.
Conoscevi Carlos Meglia prima di collaborare con lui su questa miniserie?
Non lo conoscevo. Non avevo mai visto i suoi lavori prima di collaborare insieme.
Qualche parola sul lavoro che realizzò… e una domanda precisa: le vignette PIP che ha realizzato erano nella tua sceneggiatura?
Un talento favoloso! Si è calato nella storia al 200% nella storia. Ha completamente ri-immaginato sia la giungla di Tarzan che le ambientazioni urbane di Londra e Parigi. Un narratore brillante. L’idea della vignetta dentro la vignetta è stata sua. Io ho scritto la sceneggiatura completa, ma uso una forma molto flessibile. Carlos sfruttò pienamente questa caratteristica facendoci apparire ENTRAMBI dei geni!
Tarzan aveva 90 anni di storia alle spalle quando la mini uscì in Usa. Ora ne ha 100. Quale è il segreto del suo successo senza fine?
Il fascino seduttivo della natura. Quale ragazzino, o uomo adulto col cuore di un ragazzino, non sognano di abbandonare le regole e le restrizioni della società per spendere la propria giornata con gli animali? E poi gli animali che parlano e sanno il tuo nome! Tarzan è anche il tipo più tosto della storia dell’intrattenimento. Nessuno è più appassionato o più tenace. Semplicemente un grande personaggio il cui spirito emerge anche nelle versioni peggiori della sua storia.
Superman e Tarzan condividono parecchi elementi. Quali sono quelli che tu hai trovato?
Sono entrambi orfani che cercano di farsi strada nel mondo. Ho lavorato a partire da questa premessa, nonostante il fatto che siano finiti nel posto sbagliato, entrambi sanno che li aspetta un destino diverso. Tarzan desidera abbracciare la vita nella natura, mentre Superman desidera essere abbracciato dall’umanità. È praticamente impossibile scompigliare una storia con dei presupposti simili. Mi sono divertito davvero MOLTO a lavorarci.
Come è stato incrociare le origini dei due? Pensi che alla fine i personaggi abbiano funzionato anche in questa versione alternativa?
I principi dei due uomini sono comunque evidenti. Kal-el nei panni di Tarzan era meno ossessivo di quanto poteva esserlo Tarzan. Però, la sua solitudine era più profonda, perché avvertiva di essere molto lontano da casa. Comunque, era intenzionato lo stesso a calarsi nel ruolo di Re della giungla. Anche se cresciuto in Inghilterra, Tarzan conserva l’irrequietezza e impulsività che lo caccia sempre nei guai. Non trova felicità finché non è libero di vivere la vita che vuole per sé.
Vorrei aggiungere una cosa.
Sono un grande ammiratore di Edgar Rice Burroughs e volevo creare una storia più vicina possibile alla sua. È per questo che la serie è ambientata nel passato. Burroughs era retribuito a parole e aveva un contratto per un preciso numero di parole quando scriveva. Gli capitava di farsi prendere dalla storia e perdere il conto delle parole (non era mica come oggi che possiamo contare le parole sul monitor!) e si rendeva quindi conto che era troppo tardi, che gli mancava spazio e doveva concludere la storia in poche altre pagine. Anche a me alla fine è successa la stessa cosa, come fosse un omaggio.
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