Come preannunciato, nel quarto numero, in quasi tutto l’albo, la battaglia è quello che troviamo: dura, cruda e non censurata. Corpi ammassati sui quali gli Spartani camminano come fosse cosa normale, nemici trapassati, lanciati giù dalle rocce, massacrati in una serie di tavole che, con il calare della notte, si scuriscono e si tingono del sangue dei morti. Il primo giorno di battaglia è un piccolo capolavoro di tattica e addestramento guerriero. Sparta, nello stretto passo delle Termopili, riesce a caricare l’enorme esercito persiano: indietreggiando per poi attaccare, dovendo fronteggiare solo un numero limitato di nemici per volta (data l’impraticabilità del luogo), i 300 fanno a pezzi chiunque spunti dalle Termopili. Le migliaia di frecce persiane si spezzano sugli scudi spartani e le lance e le spade spartane seminano la distruzione nelle fila nemiche. Senza pietà, “semplicemente” facendo quello per il quale sono stati addestrati e cresciuti, i 300 regalano a Leonida ed agli alleati la prima vittoria.
I toni delle tavole tendono ancora verso il giallo, siamo nel pomeriggio ed il corpo del non più giovane ma sempre tonico Leonida mostra i segni della battaglia: un ambasciatore vuole che Leonida raggiunga l’accampamento persiano. Qui Miller narra un episodio mai avvenuto: il re Serse che incontra Leonida.
Seppure non avvenuto nella realtà questo episodio si basa in ogni caso su basi abbastanza verosimili. Serse, sul suo (questo sì volutamente inverosimile) enorme trono sorretto da cento schiavi, ci appare statuario e arabeggiante. Al pragmatismo schietto e ironico di Leonida, Serse contrappone (eterna lotta…) la forza del denaro e del potere. Se Leonida accetterà di inginocchiarsi davanti a lui, accettandolo come Re ma restando a capo di Sparta, come avevano fatto i re delle nazioni ora assoggettate alla Persia (da qui il titolo di Re dei Re), Sparta sarà alleata della Persia e tutte le altre città della Grecia dovranno inginocchiarsi a Sparta. Ma Leonida, sbruffone e sarcastico, risponde che gli Spartani stanno divertendosi come non mai e che questa storia dell’inginocchiarsi non lo convince molto… Serse, ammantato di ori e anelli, è sempre rappresentato più in alto di Leonida: quando non è la sua altezza a far sì che guardi lo Spartano (nudo o quasi sotto il logoro mantello) rivolgendo lo sguardo verso il basso è Miller che lo colloca nella parte alta della vignetta.
Ed è proprio dall’alto delle rocce del Passo delle Termopili che Serse assiste alla sconfitta (ed è la prima notte di battaglia) dei suoi Immortali: così chiamata, la falange armata più forte dell’esercito persiano, quella composta essenzialmente da Persiani sotto il comando di Idarne, cozza massicciamente contro un muro di cadaveri di precedenti falangi ammassato dagli Spartani. I 300, in valorosa resistenza, impregnano la terra del sangue degli Immortali, “testandone” il nome, come dice Miller. Il cielo, fattosi scuro, vede il profilo della battaglia stagliarsi fra schizzi di sangue e lance che trafiggono i nemici. Sono vignette a due pagine, istantanee di una battaglia fiera, cruda e dolorosa. Alla fine gli Immortali devono ritirarsi, Leonida crede davvero di poter tenere il Passo per molto tempo.
Nella realtà storica quello che Miller ci descrive è accaduto veramente: gli attacchi dei Persiani sono stati respinti dal piccolo esercito spartano andando avanti e indietro (e utilizzando il fatto di poter schierare una fanteria leggera contro armature pesanti) nel passo. Si chiude così il penultimo albo della miniserie, regalandoci l’immagine del redivivo Efialte che, scopriamo, non era morto cadendo dalla rupe ma era sopravvissuto, pronto a covare vendetta contro gli Spartani.
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