Iniziamo dall’ultima W (http://it.wikipedia.org/wiki/Regola_delle_5_W); ne hai già parlato online ma la domanda è d’obbligo. Fumetto seriale fruibile gratuitamente online, autrice Paola Barbato. Perché?
Questo fumetto nasce in seguito a una mia presa di posizione, di un principio: non si può decretare che qualcosa non funzioni se prima non si prova a farlo. Era un po’ di tempo che proponevo a vari editori (non Bonelli) un soggetto di genere romantico e intimista, anche se avventuroso, ma ricevevo sempre la stessa risposta: mi volevano per horror, thriller, noir, ma uno shojomanga italiano era fuori discussione. Perché un fumetto simile “non va”. Mi sono ribellata a questa idea preconcetta e mi sono detta: “Io ci provo”. Ho ideato le basi di questa storia in una notte e il giorno dopo ho pubblicato un annuncio nel quale aprivo un “bando pubblico” per disegnatori: non avevo soldi da offrire ma un po’ di visibilità. La cosa che mi interessa è la risposta del pubblico, scoprire se davvero questo genere ha o non ha un bacino di lettori. E una risposta in tempi rapidi a questa scommessa poteva darmela solo il web, che consente di ottenere un feedback in tempo reale, e non attraverso recensioni o commenti, ma semplicemente basandosi sul numero di visite. Non ho altri obiettivi, per ora. È una storia in cui credoe che mi piace raccontare. Voglio scoprire se a qualcuno interessa leggerla.
Seconda W: di cosa intendi parlare in “Davvero”?
Racconto un anno di vita di una ragazza comune, Martina, di 19 anni. Un anno in cui non succede nulla di eclatante, ma che per lei diventa l’anno più importante di tutti. Nessun grande tema sociale, psicologico o filosofico, solo realtà, normalità nell’accezione più basilare del termine. Chi lo dice che la realtà è noiosa? Chi dice che non valga la pena raccontarla?
Quale è stato il momento in cui tutte le remore sono svanite ed hai deciso di partire con questo progetto in maniera seria?
Io prima parto, poi ho le remore. Tipo ora che siamo vicinissimi alla pubblicazione. Sono vittima dei miei entusiasmi. Tra il dire e il fare per me c’è davvero di mezzo “e il”.
Quali sono state le prime persone che ti hanno concretamente incoraggiato?
Mauro Marcheselli, con cui avevo parlato a lungo quel 28 luglio. Secondo noi era un errore non tener conto di tutti quei lettori amanti del genere romantico, intimista, di formazione che -è evidente- esistono e consumano prevalentemente shojomanga. Perché nessuno offriva loro un prodotto seriale simile ma italiano, ambientato in Italia? Dopo Mauro la prima persona ad abbracciare il progetto è stato Matteo, che ha pensato subito che fossi mezza matta ma che non per questo dovevo avere torto. A ruota Oscar Celestini, che si è fatto carico dei colori. Poi sono arrivati i ragazzi.
“E’ nei dettagli che il diavolo nasconde la sua coda” parte 1: il titolo. Da chi è partito, in cosa vi ha convinto…. avete applicato seri criteri di marketing o il minimo sindacale affidandovi all’istinto?
Oh, niente di tutto questo. C’è chi ci vede la citazione del primo reality italiano, datato 1995, ma in realtà io cercavo una parola che potesse racchiudere in sé l’essenza di quello che volevo raccontare. E io volevo raccontare qualcosa che potesse avvenire davvero. Voilà.
“E’ nei dettagli che il diavolo nasconde la sua coda” parte 2: la protagonista. Nome e caratteristiche fisiche di cosa sono figlie?
Il mio desiderio era di allontanare il personaggio di Martina (nome che mi piaceva e basta) da tutti i personaggi femminili a cui siamo abituati. Non volevo che fosse bellissima, magrissima o qualunque altra cosa -issima. La volevo normale. Non accattivante, anzi, se possibile noiosa e antipatichella come sono parecchie ragazze -di mia conoscenza- della sua età. Volevo una faccia che non assomigliasse a un’attrice di grido, nessuna capacità paranormale o straordinaria, nessuna “adorabile peculiarità”. Avevo notato l’attrice Mamie Gummer nella (mediocre, a mio avviso) serie “Off the map”, avevo notato una gamma espressiva straordinaria senza che fosse accompagnata da una bellezza canonica. Non immaginavo che fosse la figlia di Meryl Streep. Lei è stata il primo modello, a cui qualche settimana dopo, si è affiancata una ragazza reale, realissima, che assomiglia davvero molto a questa attrice. O forse a Martina.
Sembra non mancarti sia la voglia di raccontare che di raccontarti; avendo fra le mani una ragazza italiana (e non un indagatore dell’incubo londinese) un po’ di te scivolerà anche senza volere in Martina? La cosa ti preoccupa?
No, non mi preoccupa. Ci sarà un po’ di me in tutti i personaggi, di quella che sono e di quella che ero, ma ci saranno anche persone che ho conosciuto in 40 anni di vita. E forse persone che avrei voluto conoscere. Non mi sono mai nascosta o esposta volutamente, quello che passa passa, e va bene così.
Una volta deciso di sviluppare un progetto come “Davvero” la scelta della pubblicazione online è stata tale o extrema ratio?
No, è stata tale, una scelta immediata, spontanea, logica. Proprio perché ci tenevo a dare l’avvio a questo progetto in tempi brevi e ad avere feedback il più immediati possibile. (ndr: spulciando la lista dei collaboratori che leggerete sotto sarà facile immaginare che oltre alla normale fruizione via schermo di computer ci sarà da attendersi magari a breve anche qualche altra “applicazione”…)
Nell’edizione online sei affiancata da un consulente di eccezione, Marco Dambrosio. Come è nata l’idea di collaborare con Makkox e quali sono le tue prime sensazioni…
Chiunque voglia fare un fumetto online oggi in Italia inevitabilmente guarda a Marco. Ho pensato solo di chiedergli consiglio, dapprincipio, poi l’idea invece gli è piaciuta e ha voluto dare una mano concreta nel progetto. In tanti anni non ci eravamo mai incrociati, credo che (almeno per me) avere avuto modo di scambiarci idee sia stato un grande arricchimento.
Il primo riscontro numerico da parte di aspiranti collaboratori in che misura ha dato slancio al progetto?
Ad oggi le domande di partecipazione sfiorano le 180. Nella prima settimana ne sono arrivate 70. È stata una corsa forsennata rispondere a tutti. Ma è stato anche molto inebriante.
Hai pubblicato un “bando” aperto a tutti; i primi autori selezionati sono quasi tutti esordienti. Ti fa piacere indicarci i loro nomi?
I nomi appartengono ai “fab 12“, il primo gruppo che ha avuto le sceneggiature e ha realizzato la base della storia di Martina. Li cito in ordine di uscita, dall’1 al 12: Matteo Bussola, Elena Cesana insieme a Roberta Ingranata, Emma Martinelli, Damjan Stanich (il primo che abbiamo “preso”), Jonathan Fara, Walter Trono, Fabio Detullio, Oscar Celestini, Alberto Lingua, Riccardo Nunziati, Mariateresa Stella, Antonio Lucchi.
Non ti sarebbe stato difficile coinvolgere amici autori professionisti, immaginiamo. Come mai non l’hai fatto?
Lo farò, nella seconda dozzina di puntate parteciperanno soprattutto molte amiche disegnatrici (Lola Airaghi, Anna Lazzarini, Michela Da Sacco, Elisabetta Barletta), più avanti si aggiungeranno colleghi che hanno già dato la loro disponibilità, sempre inframmezzati da esordienti o professionisti meno noti. Inizialmente non volevo che ci fosse nessun nome di richiamo, volevo che il progetto potesse partire e difendersi da solo, senza usare scorciatoie per ottenere l’interesse del pubblico.
Da autrice di fumetto (Dylan Dog) hai più volte sottolineato come figure quali quella di Mauro Marcheselli (editor della testata fino all’avvento di Giovanni Gualdoni) siano state per te presenze fondamentali per la tua crescita professionale. Hai realizzato il fatto che, ora, per i tuoi collaboratori a questo progetto, sei tu la presenza “alla Marcheselli”? Come ti ci vedi nei suoi panni?
Io e i ragazzi ci si vuol bene. Sono molto protettiva con tutti, soprattutto con i membri della “Paranoici Inc.”, ovvero quelli molto bravi ma pieni di angosce insensate e dubbi atroci sulle loro indubbie qualità. Non essendo un vero editor ho avuto preferenze, difficoltà a strigliare, a correggere, a gestire tutto e tutti (il momento più tragico è stato quello dell’assegnazione dei coloristi, dove ho cominciato a mandare lo stesso episodio a due coloristi diversi, a perdermi nei formati ecc. ecc.). Ogni puntata avrà inoltre un “tema emotivo” ovvero verrà lievemente virata per seguire lo stato d’animo di Martina. Una sorta di colonna sonora colorata.
Domanda d’obbligo; il progetto è stato proposto alla Sergio Bonelli Editore?
Ma no! Al di là del fatto che certi temi non sono propri della casa editrice, non mi interessava proporre il progetto in quella forma, era (ed è) una questione tra me e il pubblico. Per pensare a un’eventuale pubblicazione c’è tutto il tempo del mondo.
Dall’inizio di questa avventura hai moltiplicato (per…?) le persone con cui quotidianamente sei in contatto; stai svolgendo lavoro da editor ed editore per questo progetto. Affini doti speciali nella razionalizzazione del tempo…
No, colgo attimi a grappoli e confido nelle botte di culo. Non è per me, l’ho fatto una volta e non lo farò mai più. Troppo stress, sono un’emotiva.
Sta partendo anche una piccola campagna pubblicitaria virale per diffondere il verbo (o meglio l’avverbio). L’icona sarà il “post-it”. Ci spieghi le motivazioni?
Il post-it è comunicazione immediata, semplice, a portata di mano in senso stretto. Rappresenta molto bene l’atmosfera di questa storia.
Da quanto dettoci abbiamo scoperto che a questo progetto non lavori da sola; le domande sono state rivolte a te ma ti farebbe piacere dirci quali sono i più “alti in grado” e stretti collaboratori…
Come già detto e scritto online l’idea è mia, nata in una notte tra il 28 e il 29 luglio dopo una lunga discussione con Mauro Marcheselli, che concordava con me sull’assenza, nel mercato italiano, di un prodotto come quello che voglio proporre. Il mio compagno, Matteo Bussola, ha abbracciato la “causa” e insieme abbiamo iniziato a ragionare sulla protagonista e dopo un paio di tentativi abbiamo concordato sul suo aspetto, e lui ha iniziato a creare i primi studi e bozzetti. Insieme a lui abbiamo valutato tutti i disegnatori che si sono proposti per la serie. Pensando di creare un sito internet era ovvio pensare di rivolgerci a Makkox, in questo momento in assoluto la persona più ferrata sull’argomento. Con Marco (Makkox) abbiamo buttato giù le prime idee e gli ho proposto di usare come titolo/icona il post-it. In una chiacchierata a Narni abbiamo buttato giù le basi per il sito. La realizzazione invece è stata di Thomas Pistoia, dello StudioWeb Informatica, che si è occupato del sito della mia associazione e del mio personale, di prossima pubblicazione. Per i colori ci siamo rivolti a Oscar Celestini (che sulla serie compare anche in veste di disegnatore), che ha messo insieme una grande squadra di coloristi, di cui è il supervisore. Per l’impaginazione e il lettering, infine, si è offerto Manfredi Toraldo, un veterano. Poi ci sono ovviamente i disegnatori, che sono la forza vera di questo progetto.
Quindi:
Matteo Bussola: curatore grafico
Oscar Celestini: supervisione colori
Lettering: Manfredi Toraldo
Marco Makkox Dambrosio: ideatore sito web
StudioWeb Informatica (Thomas Pistoia): realizzazione sito web
Riferimenti:
Il sito di Davvero: www.davvero.org
La pagina FB dedicata all’evento con pin up e commenti degli autori: www.facebook.com/pages/Davvero/156155887812719
Addenda 20 Ottobre 2011: svelata la data di debutto del fumetto di Paola Barbato
Gli amici del Blog di Dylan Dog (http://www.ddcomics.it/) aggiungono un tassello alle informazioni da noi date nell’intervista a Paola Barbato online da lunedì 17 ottobre.
Riportiamo quanto scritto sul sito qui: http://www.ddcomics.it/2011/10/19/paola-barbato-non-solo-dylan-dog-davvero/
Dicevano che non avrebbe funzionato, che non si poteva fare, invece, sta arrivando un fumetto che non ha pretese ne’ definizioni. E’ solo una storia. Davvero. In anteprima Paola ci ha svelato la data di uscita: sul web, “salvo catastrofi”, il 7 Novembre!
Pertanto il primo lunedì post-Lucca vedrà debuttare la storia di Martina sulle pagine virtuali del sito www.davvero.org. Davvero!
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