Frequentandolo da anni, se dovessi descrivere fisicamente Tex a qualcuno che non lo conosce, cosa diresti?
Direi la persona più sicura e decisa che immagini. Calma e sapiente. Capace di scatenare l’inferno se provocata pesantemente. Da trattare con il massimo rispetto. Un dannato serpente a sonagli che sta dalla parte dei buoni.
Se ti chiedessero di trovare una somiglianza fisica e di portamento con un altro personaggio famoso, oggi, che veleggia verso i cinquanta anni, cosa risponderesti?
Un De Magistris un po’ più asciutto, ma niente politica, solo anatomia facciale…
Il suo modo di essere fisicamente ingombrante ti incute ancora timore reverenziale o riesci a sentirti a tuo agio standogli vicino?
Ormai ci conosciamo… lui conosce i mie difetti, io i suoi. So cosa vuole, come vuole essere disegnato. Se esce un segno che non gli va sento un “CLICK” dietro l’orecchio destro. Afferrare la gomma, cancellare e rifare è tutta salute…
Lo stargli vicino ti sembra incutere normalmente più timore o più sicurezza?
Fiducia. In chi sai che sa più di quanto sembri.
In che occasione ti farebbe piacere trovartelo al tuo fianco?
Tante… Soprattutto in autostrada, quando vedi i “furbetti del sorpassino” che corrono allegramente sulla corsia d’emergenza.
Tex agisce in un mondo rude, nel quale spesso sono ignorati i principi base del vivere civile. Ti sembra animato da una morale superiore alla media nel contesto in cui agisce?
Tex è il carabiniere, il poliziotto in un mondo senza gli uni né gli altri. Logico che gestisca da solo l’istruttoria, il primo e tutti i gradi del processo (raramente con appello e cassazione) e arrivi a sentenza molto più velocemente di ogni legge accorciaprocessi. La sua morale è direttamente proporzionale alla vigliaccata che ha scoperto. Non vuoi guai con Tex? Vivi onestamente.
Quanto credi sia difficile per lui cercare di mantenere una condotta giusta in un mondo decisamente violento e popolato da fin troppi fuorilegge?
È il succo di ogni storia che arriva in edicola. Dipende dal cattivo di turno. Tex non si trova certo una vita piana e comoda. Ma è questo che dà sapore all'”aura” dell’eroe.
Anche esteticamente Tex cerca di non essere semplicemente un rude uomo del West di frontiera, con la sua camicia gialla ed il fazzoletto al collo, quasi una divisa. Pensi che la pulizia morale dell’uomo si veda paradossalmente anche da quella esteriore?
Il suo costume nasce in tempi dove l’iconografia si limitava a distinguere l’eroe dal cattivo. Non ci metterei troppi significati sul tipo di abbigliamento… ma non si ha idea delle vagonate di camicie gialle che ci sono da stirare…
In decenni di avventure ha incontrato delinquenti sempre più terribili e cattivi. Questi professionisti del delinquere pensi possano abbattere il suo ottimismo di fondo, dipingendo un mondo nel quale il male cerca sempre nuove e peggiori vie?
I cattivi sono il “sale” per Tex, che ama i cibi saporiti. Senza di loro, senza più sofisticati, numerosi e tenaci cattivi la sua vita sarebbe una noia mortale…
Nelle sue avventure incontra e familiarizza con persone destinate poi a diventare suoi amici che, come lui, si stagliano nella società in cui vivono… è questa, al di là del figlio, la vera “famiglia di Tex”?
Essendo stato anche un fuorilegge sa bene come ci si sente dall’altra parte della barricata. Paradossalmente sa che può fidarsi di più di un cattivo pentito, veramente pentito, che di un buono tentato dal delinquere.
Entrando in campo minato; come vedi il suo rapporto con l’altro sesso, a distanza di oltre venticinque anni dalla morte della sua moglie Lilith?
Tex è un uomo fedele e poi, come diceva Gian Luigi Bonelli “Se va con la Piera o con la Francesca, non è che ce lo viene a dire, lo fa tra una storia e l’altra“.
Ancora più in terreno minato: pensi che Tex creda nella sola capacità delle persone di manovrare la propria vita (e sia quindi totalmente razionale, ateo) o pensi che anche lui creda in una presenza divina, magari tenendosene alla larga, ma “rispettandola”?
È un aspetto che non sono mai riuscito a capire. Pur frequentandolo quotidianamente, non abbiamo mai toccato l’argomento, forse per pudore. Gli uomini seri non parlano troppo della loro fede, la vivono. A giudicare da quello che si vede, dal rispetto che ha per gli ultimi del suo selvaggio mondo, dalla sua generosità, dal suo coraggio di rischiare la propria vita per salvarne delle altre, non posso pensare che sia estraneo ad un discorso spirituale. Ma, come dicevo, lo tiene in fondo al cuore, insieme al ricordo di Lylith.
Tex ha un fratello indiano che è Tiger Jack; con lui ha diviso avventure, dolori e molta “vita”. E’ esempio ante litteram di tolleranza razziale in un contesto estremamente razzista?
Centrato in pieno, fratello. Senza che l’intellighenzia se ne sia accorta, Tex gli è passato sotto gli occhi anticipando di lustri quello che poi è diventata la parola d’ordine dell’umanità: rispetto, tolleranza e collaborazione con le diverse umanità sparse in questa valle di lacrime.
E’ questo anche un buon “esempio” per chi lo vuole bene e ne segue le gesta?
Spero che il “seguirlo” si limiti al rispetto e alla tolleranza e collaborazione, escluderei volentieri l’uso frequente delle colt…
Come vedi tu l’amicizia pluridecennale con Kit Carson? Fra litigi, innumerevoli rischi e tantissime avventure a lieto fine i due, quando si muovono in coppia, sono quasi una persona sola…
Sono due persone che si rispettano, che conoscono i reciproci limiti e si “completano”: Carson ha dalla sua l’esperienza che in quel mondo così selvaggio l’ha fatto arrivare alla sua veneranda (per l’epoca) età. Tex ha la forza, la decisione e l’impeto di anticipare le mosse degli avversari. I due formano proprio un plotone d’esecuzione per chi alberga nel proprio cervelletto idee poco simpatiche su di loro.
Ci parleresti, tu che lo osservi spesso, dell’atteggiamento di Tex? Parlo del suo modo di muoversi, del suo scarso gesticolare, del guardare di sottecchi…
Come tutti gli uomini che leggono i comportamenti altrui, sa tenere a freno il proprio comportamento, per non dare occasioni al nemico. Questo ne fa un uomo di poche parole, estremamente concreto e conciso nell’agire e nel parlare, anche se ogni tanto si siede ad un tavolo e diventa un’enciclopedia di parole.
Quanto del padre Tex rivedi in Kit Willer, ormai giovanotto più che cresciuto? Fisicamente, negli atteggiamenti, che differenze vedi fra i due?
La differenza è che Kit fa quello che il padre non può e non ha bisogno più di fare: correre fisicamente dietro ai cattivi: Tex sa dove aspettarli e li prende, Kit è svelto come un gatto e irruento come suo padre, come fermarlo? Spesso Tex pensa una cosa e Kit la sta già facendo, mica sono padre e figlio per niente.
Hai mai provato a calzare il cappello di Tex? Pensi che per lui sia solo un semplice oggetto o qualcosa in più (un feticcio, un mezzo per non farsi guardare negli occhi…)?
È un mezzo per sapere se gli girano i chitarrini. Se lo tiene alzato a scoprire la fronte è di buon umore, non gli stari nei dintorni quando la tesa è abbassata sugli occhi.
Come vedi il suo rapporto con il cavallo, il suo mezzo principe di trasporto?
Una perfetta simbiosi. Tex sa che il cavallo rappresenta l’unica sua speranza di sopravvivenza in molte situazioni piuttosto frequenti in quell’ambiente. I cavallo ricambia con fedeltà alle cure mirate ed efficaci di un tale cavaliere.
Tex è un combattente nato. Pugni, calci, coltello, arco, pistole, fucile… è sempre il migliore nel battersi. Eppure, sembra talvolta restio ad usarle oppure ad usarle per fare molto male. Come lo vedi usare la violenza e le armi?
Q.B., quanto basta. Come il sale nella minestra, se troppo la sciupa. Un Tex troppo violento toglie “giustizia” alla sua azione.
Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.