La scoperta dell’energia atomica ha cambiato ogni cosa tranne il nostro modo di pensare… La soluzione di questo problema giace nel cuore del genere umano.Se solo lo avessi saputo, mi sarei messo a fare l’orologiaio.
Albert EinsteinQuanti di voi sono veramente convinti che tra cinquantanni il nostro aspetto sarà ancora riconoscibilmente umano?
Greg Bear«Sentite?? Sono i raggi cosmici!! Vi… vi avevo avvertito di essi!!».
«La mia testa!!! È come se stesse per scoppiare!!».
«Ben aveva ragione!! Dovevamo aspettare… avere una schermatura più pesante!»
Stan Lee, I Fantastici Quattro, n.l
È il 1961: un gruppo di pionieri composto da tre uomini e una donna tenta di raggiungere, per la prima volta nella storia dell’umanità , il satellite lunare, ma purtroppo il tentativo è destinato a fallire a causa di un’errata valutazione tecnica. Degli sconosciuti, invisibili e deleteri raggi cosmici bombardano le pareti della loro navicella spaziale, penetrando nella cabina di comando e agendo in modo imprevisto sui loro organismi stravolgendoli, mutandoli dolorosamente in qualcosa di diverso e di nuovo.
Scaturito quasi quarantanni fa dalla fantasia dello sceneggiatore Stan Lee e del disegnatore Jack Kirby, che ne idearono le storie per i tipi della casa editrice Marvel ((Diretta discendente della Timely, publishing house che abbiamo menzionato nel precedente capitolo, la Marvel era stata diretta fin dai tempi della sua fondazione da Martin Goodman, proprietario di un vasto gruppo editoriale, che per primo aveva intuito le grandi potenzialità commerciali insite nel genere supereroistico. Stan Lee (nome d’arte di Stanley Lieber), a sua volta, vi aveva incominciato a lavorare da giovanissimo e aveva ormai acquisito la carica di direttore editoriale.)), il gruppo dei Fantastici Quattro ((Cfr. S. Lee – J. Kirby, I Fantastici Quattro!, «Fantastic Four», n. 1, novembre 1961. In Italia su «Grandi Eroi Marvel», vol. 1, Roma, Comic Art, 1990.)) costituisce un fondamentale e determinante punto di svolta nella concezione del corpo e della personalità del Supereroe in genere. Uno storico momento di snodo, quindi, senza il quale non solo non sarebbe possibile comprendere i successivi sviluppi dell’intera industria fumettistica statunitense ma anche (e non crediamo di esagerare) alcuni importanti cambiamenti nella dimensione del fantastico secondo la percezione comune, popolare.
Le avventure del favoloso quartetto costituiscono infatti, nell’ambito dei comics, un trait d’union situato tra gli stilemi, le tematiche e le meraviglie della fantascienza per così dire classica, non mimetica nei confronti della realtà , e le primissime suggestioni provenienti da quella che potremmo definire moderna, maggiormente ancorata alla dimensione del vissuto, alle analisi introspettive e alle problematiche sociali.
In effetti, apparentemente, la saga dei Fantastici Quattro potrebbe non costituire nient’altro che un meraviglioso esempio di science-fantasy ((Cfr. G. Montanari, La fantascienza, gli autori e le opere, Milano, Longanesi, 1978, p. 175, che definisce science-fantasy come «ennesima ripartizione del fantasy, ovvero del genere fantastico; indica quelle storie dove l’elemento scientifico non ਠdel tutto subordinato alla fantasia avventurosa, ma l’uso del termine è soggetto ad abusi che spesso lo fanno confluire in altri sottogeneri».)) pura, frizzante, piacevolmente citazionistica, piena com’è di rimandi ai soggetti, alle creature e agli intrecci tipici di quelle pellicole e di quei magazines di fantascienza e dell’orrore che tanta diffusione avevano avuto nei favolosi fifties. Se la prima avventura dello straordinario gruppo riprende il tema dell’invasione dei Mole men, degli Uomini Talpa già sfruttati dalla cinematografia fantastica ((Cfr. S. Lee – J. Kirby, / Fantastici Quattro incontrano l’Uomo Talpa, «Fantastic Four», n. 1, cit Sul grande schermo i Mole Men comparvero nel film The Mole People diretto nel 1960 dal regista Virgil Vogel.)), i successivi racconti ripropongono, tra l’altro, i subdoli attacchi extraterrestri condotti da parte di esseri muta forma provenienti dallo spazio profondo ((Cfr. S. Lee – J. Kirby, / Fantastici Quattro incontrano gli Skrull venuti dallo spazio!, «Fantastic Four», n. 2, gennaio 1962. In Italia su «Grandi Eroi Marvel», cit.)) e i folli piani del classico mad doctor di turno (in questo caso, il perfido ed esaltato Dottor Destino) ((Cfr. S. Lee – J. Kirby, Prigionieri del Dottor Destino!, «Fantastic Four», n. 5, luglio 1962. In Italia su «Grandi Eroi…», cit.)).
In modo simile, anche nella creazione dei characters protagonisti del comic-book in questione, Lee e Kirby rielaborarono figure e personaggi in parte preesistenti. Il leader del gruppo, il geniale scienziato Reed Richards conosciuto col nome di battaglia di Mr Fantastic e dotato di un corpo elastico, dalle caratteristiche gommose, che gli consente di allungarsi a piacimento e di assumere qualsiasi forma, venne palesemente ricalcato sulle caratteristiche basilari di Plastic Man, a sua volta famoso supereroe degli anni Quaranta ((Concepito dal disegnatore Jack Cole per la rivista «Police».)).
Allo stesso modo Johnny Storm, la Torcia Umana, un intrepido adolescente in grado di emettere energia ignea, di infiammare completamente il suo corpo e di volare, può essere considerato come legittimo erede ed epigono di quella Human Torch che tanto successo aveva riscosso sulle pubblicazioni a fumetti di una ventina danni prima ((Come abbiamo in parte già ricordato, la Torcia Umana originale, come viene oggi comunemente denominata, venne creata dal disegnatore Cari Burgos proprio per un albo a fumetti (Marvel Comics) edito dalla Timely.)).
Susan Storm, la Ragazza Invisibile, sorella di Johnny e futura moglie di Reed, rimandava poi, già a partire dal suo nome, alla peculiare caratteristica posseduta dall’Uomo Invisibile, personaggio protagonista del romanzo omonimo di H.G. Welles; mentre Ben Grimm, tramutatosi, pur mantenendo una vaga forma umanoide, in un’erculea e potentissima creatura rocciosa di colore arancione, recuperava le caratteristiche di tanti uomini-mostro del Cinema, della Letteratura e dei fumetti (a partire dagli archetipi costituiti dal Golem di Gustav Meyrink e dalla creatura di Frankenstein di Mary Percy Shelley), pur se, stavolta in chiave “assistenziale” ((Cfr. Abruzzese, La grande scimmia, cit., p. 129.)), come campione della razza umana.
Tuttavia, ciò che rendeva diversi i Fantastici Quattro da tutti gli altri loro predecessori era proprio l’idea che sta alla radice dell’intera serie ((La collana «Fantastici Quattro», che ha abbondantemente superato la soglia dei quattrocento numeri, è stata curata e portata avanti fino ai giorni nostri da decine di autori diversi (sceneggiatori, disegnatori, inchiostratori, coloristi, supervisori, letteristi ecc.), i quali in maniera alternata hanno offerto, chi in maniera innovativa chi secondo schemi più consolidati, la propria personale concezione degli eroi appartenenti al team (al quale talvolta, per esigenze di “richiamo€, si sono aggiunti anche nuovi elementi) e delle storie da essi interpretate. Lee e Kirby hanno comunque realizzato insieme pi๠di cento episodi del serial.)): quella attinente alle origini e alla successiva elaborazione ed evoluzione psicologica dei personaggi.
àˆ infatti importante fare rilevare che con i raggi cosmici, con la sofferta mutazione a livello molecolare subita dal quartetto, entrava in gioco per la prima volta nei comics doltreoceano un elemento chiave che avrebbe funto da base concettuale per tutte le successive pubblicazioni a sfondo supereroistico edite dalla Marve: il fenomeno radioattivo.
Proprio in quegli anni, si incominciarono a verificare le prime sconvolgenti scoperte sugli effetti devastanti che gli isotopi radioattivi potevano esercitare sulle creature viventi. A tale proposito venivano delineate teorie sconvolgenti e prendevano corpo nuove paure di massa. I Fantastici Quattro oggettivavano, quindi, il timore della catastrofe e delle sue conseguenze e si proponevano come primi rappresentanti di una nuova concezione della scala evolutiva in cui le azioni umane, gli esperimenti scientifici, gli «errori» tecnologici e di laboratorio, giocavano un ruolo non di certo passivo.
Nuove problematiche che, come abbiamo già accennato, impegnavano contemporaneamente Lee e Kirby a delineare con maggiore cura laspetto interiore dei quattro componenti del gruppo, i quali, a differenza di quanto avveniva con gran parte dei super personaggi concepiti fino ad allora, apparivano come persone di tutti i giorni, con le loro manie particolari, le loro paure, i loro pregi e i loro difetti.
Realismo! So che realismo suona stupido parlando di personaggi in costume che possono allungarsi come elastici, andare in fiamme, diventare invisibili e fare a pezzi una Toyota con una mano sola. Ma io sto restando nel mio campo! Bisogna vederla in questo modo: cerano molti, molti supererei che saltellavano giocondi nei loro mutandoni colorati prima che i Fantastici Quattro entrassero in scena. Ma di fatto nessuno di loro aveva problemi personali, nessuno doveva preoccuparsi di guadagnarsi da vivere, nessuno discuteva mai o perdeva la calma con altri supereroi. Questo prima dellarrivo del nostro affascinante quartetto. Certo i nostri eroi avevano dei fantastici super poteri e combattevano i tipi pi๠strani e stravaganti ma noi provavamo a farglielo fare realisticamente…! Scrivendo il testo dicevo a me stesso: “Okay, cosଠposso far diventare il mio corpo una palla di fuoco fiammeggiante e volare in aria. Bravo. Ma, data questa capacità , come agirei nel mondo reale? A cosa terrei, di cosa mi preoccuperei?€.
Provavo a immaginare come sarebbe stata la vita se dei personaggi di fantasia fossero realmente esistiti a New York e poi lo scrivevo. ((S. Lee, Introduzione al volume «Grandi Eroi Marvel», voi. 1, cit., p. 4.))
Infatti Reed, Sue, Ben e Johnny vivevano nella mitica Big Apple, città realmente esistente e rintracciabile sulla cartina geografica (non di certo come la Gotham City di Batman o la Metropolis di Superman) anche se però ancora: “fortemente idealizzata nelle indimenticabili visualizzazioni prospettiche dell’iper tecnologico king Kirby” ((Cfr. A. Di Nocera, Megalopoli e super-poteri, «Starmagazine» n. 39, dicembre 1993, p. 113. “The King” è il soprannome onorifico che i fan attribuiscono al disegnatore ideatore dei Fantastici Quattro e, come vedremo, di tutti i primi, grandi supereroi Marvel.)). Per questo non possedevano costumi sgargianti e spettacolari ma indossavano soltanto quelle che a prima vista potevano sembrare delle pratiche tute da laboratorio, e soprattutto potevano sbagliare, adirarsi, soffrire o comportarsi male.
Da quest’ultimo punto di vista la Cosa risulta essere senza alcun dubbio la figura più complessa e intrigante del gruppo. Tragicamente imprigionato in un corpo di pietra che lo rende un fenomeno, una malinconica mostruosità vagante, provata dal punto di vista psicologico e per questo soggetto talvolta a tremendi scatti d’ira, Ben tenta di esprimere comunque la propria dignità di uomo, la sua vera umanità attraverso un atteggiamento ironico e disincantato, cercando di sfruttare la sua incredibile forza fisica per correre in aiuto del prossimo, arrivando addirittura a rinunciare a se stesso, alle proprie personali aspirazioni, pur di non venir meno alla sua intrinseca nobiltà danimo e vincendo così, di volta in volta, il suo perenne tormento esistenziale ((Cfr. F. Meo, Più uomo che mostro, «Starmagazine», n. 13, ottobre 1991, pp. 43-44.)).
Il personaggio di Ben Grimm rappresenta allora davvero il primo, fondamentale, esempio di supereroe contemporaneo, antesignano di un folto gruppo di successori pronti a emergere e a imporsi in brevissimo tempo all’attenzione del pubblico.
Tratto da:
Supereroi e superpoteri. Miti fantastici e immaginario americano dalla guerra fredda al nuovo disordine mondiale
Alessandro Di Nocera
Castelvecchi, 2006
393 pagine, brossurato, bianco e nero con inserto a colori – 20€
ISBN: 88-8210-213-0
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