Nella sua seconda carriera, che lo vede tuttora presentissimo sul mercato francese, Stefano Raffaele ha legato il suo nome a quello dello sceneggiatore transalpino Christophe Bec, a partire dalla sua opera di debutto in terra di Francia, il primo tomo della serie Pandemonium, poi pubblicata in Italia dalla Mondadori Comics.
Stimato ed apprezzato oltralpe, da pochissimo il suo lavoro è finalmente approdato in Italia nelle collane della Mondadori Comics che ripropongono le sue opere in formato originale e a colori.
Qualche dettaglio in più sulla carriera e sul percorso di crescita lo potete trovare nel resoconto di una Showcase che si tenne a Lucca nel 2012. In quest’occasione Raffaele parlò della sua collaborazione con Bec: “Il nostro rapporto di lavoro è magnifico, perché siamo sulla stessa lunghezza d’onda. C’è una vera e propria osmosi, potrei dire. Inoltre ho grande rispetto del suo lavoro, della sua sceneggiatura, e cerco di rappresentare ogni scena come credo lui la veda nella sua testa.“.
Bec è un autore che potremmo definire predestinato: francese, ha vissuto tutta la sua infanzia in Africa sviluppando una morbosa curiosità e voglia di leggere e scrivere. Dalle fanzine alla sceneggiatura il passo è stato breve e nel giro di una decina di anni si è trovato ad essere uno degli autori più prolifici come quantità di albi pubblicati in Francia. Basterebbe solo citare la maxi saga di Prometeo (siamo arrivati alla uscita numero tredici in Francia) nella quale è per la gran parte affiancato nei disegni proprio da Stefano Raffaele.
Autore poliedrico, Bec sembra dare il meglio di sé nella realizzazione di saghe epiche a lunga gittata che, ambientate in un futuro prossimo, hanno un approccio simile a quello dei disaster film di Roland Emmerich. Nel caso della trilogia raccolta dalla Mondadori Comics nell’albo #25 della serie Fantastica, la storia è ambientata nel 2027, al largo delle Bermude.
La Deepwater Prison del titolo è l’ambientazione delle vicende ma nei fatti solo uno degli spunti narrativi (almeno 4) che al termine del terzo tomo saranno chiusi.
Nel primo libro si parla di ecologia grazie alla descrizione del disastro ambientale avvenuto nei pressi della prigione sottomarina con l’inabissamento di una piattaforma petrolifera. Il disastro appare più o meno pilotato e su esso viene chiamata ad indagare una esponente del governo (presidente della Commissione per l’energia e l’ambiente) che, chiaramente, verrà osteggiata dall’azienda Prometheus Oil (la sigla PO non è distante da BP, British Petroleum, responsabile di un vero disastro nel Golfo del Messico nel 2010), dal nome/citazione alla famosa serie di Bec. Forte è anche la critica alla politica degli Stati Uniti che utilizza, si perdoni l’ossimoro, la guerra come principale strumento diplomatico senza preoccuparsi dei danni collaterali e delle vittime innocenti. In Deepwater Prison, ad esempio, si vede come un soldato che si era rifiutato di far saltare in aria un piccolo paese in Iran con solo vecchi e bambini venga messo in prigione.
C’è il thriller carcerario, con tentativo escapista come nei migliori film del genere con tutta la serie di stratagemmi e piani da correggere in corsa, l’usuale protesta, gli omicidi in cella, le celle di punizione. A rendere il tutto più difficile, ci si mettono un branco di enormi serpenti marini che vigilano la fossa nella quale è calata la prigione una pletora di personaggi più o meno tipici delle storie carcerarie che recitano di par loro le proprie parti.
Il tutto, con un doveroso lieto fine, sembra puntare il dito verso lobby, giochi di potere e nazioni dal comportamento spregiudicato e impunito; non è puro entertainment quello di Bec ma sottintende, pur ammiccando ad un genere narrativo che è peculiare dell’occidente consumistico, una critica sociale.
Alla serietà delle implicazioni tematiche si affiancano gli spettacolari disegni di Stefano Raffaele. Ci sarebbe da aprire un discorso lungo e accorato per parlare di come questo autore abbia trovato consacrazione e felicità lavorativa in un contesto come il mercato francese ormai da una decina di anni. L’autore milanese qui sembra perdere colpi solo nella realizzazione dei personaggi basati sulle fattezze di attori famosi. Molto più a suo agio sembra quando i protagonisti non somigliano direttamente a qualche celebrità, evitando l’effetto “riduzione a fumetti di un film”.
Il volume si presenta ben confezionato: il cartonato è in formato francese con le pagine molto spesse, il che rende in maniera decisamente efficace la colorazione, sovente a tutta pagina e prevalentemente scura vista l’ambientazione sottomarina di quasi tutta la vicenda.
Nelle pagine finali vi sono alcune tavole e il loro work in progress, dalla matita alla tavola finale colorata; è possibile vedere la perizia del disegno di Raffaele a matita. In questo caso le capacità tecniche vengono esaltate dal disegno nudo talmente dettagliato che basta un passaggio al computer ad alterarne il contrasto per diventare una china perfetta.
I colori del Digikore Studios non sottraggono nulla alla qualità della tavola anzi, aggiungono maggiore drammaticità al risultato finale. Perfetti nella gestione degli effetti particolari (come nella tavola 45 del tomo numero 1, nella luce del batiscafo nelle profondità marine) e in generale in tutta la gamma dei toni scuri degli abissi, nei cieli e nelle inquadrature del mare dall’alto. Lodevole il non voler cercare l’effetto fotografico lasciando visibili nei volti in primo piano le velature dell’incarnato –sola personalissima critica al quasi obbligato uso di un punto luce bianco in corrispondenza del naso che francamente poteva essere evitato-. Raffaele, in tutto questo, dedica la sua maestria in primis alla realizzazione, perfetta, degli scenari.
Che siano batiscafi, fondali marini, interni di prigioni sottomarine, elicotteri o palazzi dirigenziali, non c’è nulla che pare metterlo in difficoltà. Senza mai scadere nell’inquadratura banale, le sue vignette hanno tagli e angolature particolari, soprattutto quelle larghe e basse con effetto cinemascope nelle quali è impossibile rappresentare i personaggi in figura intera.
Altro punto di forza, da sempre, è la capacità di gestire le espressioni dei personaggi; vista la quantità di vignette presenti in ogni tavola (anche dieci o più) e di balloon presenti in ogni vignetta è fondamentale non solo offrire uno scenario verosimile e corretto ma anche dare ad ogni personaggio la giusta espressione. In molti casi questo è facilmente verificabile dal fatto che anche non leggendo il balloon è possibile capire cosa stia dicendo chi parla.
Il giudizio conclusivo, fatte salve le velleitarie critiche portate, è chiaramente più che positivo anche considerando la possibilità, per il pubblico italiano, di acquistare i tre tomi in volume unico con un prezzo ridotto di un terzo rispetto a quello del mercato francese. A differenza di altri racconti dello stesso autore l’azione si svolge in un arco temporale molto ristretto e vista la frequenza di eventi la lettura scorre veloce non soffrendo, come talvolta accade, di eccesso di verbosità. Deepwater Prison, è simpatico ricordarlo, finisce con un personaggio che sfoglia un volume, Sanctuary, che si chiama come l’ennesima serie a fumetti di Bec, chiaramente amante delle autocitazioni.
Abbiamo parlato di:
Deepwater Prison
Christophe Bec, Stefano Raffaele
Traduzione di Marco Cedric Farinelli
Mondadori Comics, febbraio 2016
168 pagine, cartonato, colori, 14,99 €
ISBN: 9788869263248
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