Dal 2005, anno della prima uscita in Usa, la casa editrice Saldapress si occupa dell’edizione italiana di quello che per risultati e durata è sicuramente il fumetto seriale statunitense più importante dell’ultimo decennio: The Walking Dead, creato da Robert Kirkman e disegnato da Tony Moore (e successivamente da Charles Adlard). Nota particolare: fra i disegnatori attuali della serie c’è anche Stefano Gaudiano, italianissimo trasferitosi da anni in Usa.
Partita da un presupposto non originale – quella apocalisse zombie già vista in serie tv, telefilm, film, romanzi, etc – negli anni la serie ha saputo conquistare decine di migliaia di lettori grazie a delle caratteristiche vincenti in gran parte assimilabili a quelle della omonima e conseguente serie televisiva.
Da sei stagioni, infatti, con un prodotto allo stesso tempo simile e diverso alla serie a fumetti, la AMC Studios manda in onda la serie TV, creata dallo stesso Kirkman e da Frank Darabont, riuscendo dopo la prima stagione come al solito di prova per tastare gli umori dei telespettatori, a ottenere un convincente successo di pubblico (e anche critica).
A tal proposito vale la pena citare una delle curiosità riportate nel libro: la prima stagione del serial televisivo originariamente era stata preventivata come unica. Tuttavia, durante la messa in onda il successo che stava ottenendo portò a cambiare il finale e lasciarlo aperto per consentire l’inizio della seconda.
Su The Walking Dead Chiara Poli, giornalista e studiosa di cinema e serie TV, ha scritto per la Saldapress un agile saggio, che già dal titolo scopre una delle tesi di base dello stesso: C’è solo un leader.
Il libro è molto scorrevole e presenta un approccio colloquiale ampiamente giustificato dal fatto che l’autrice è anche una fan sfegatata della serie oggetto di studio.
Questo non pare essere un limite all’obbiettività di quanto scritto, visto che una discreta dose di autoironia stempera in un sorriso i giudizi troppo positivi.
Il libro ha una struttura semplice: dopo una introduzione generica nella quale viene affrontato sia il rapporto con il fumetto sia quello con altre serie a questa paragonabili, la Poli racconta e commenta tutte le puntate fino all’ultima della quinta stagione (quella attualmente in onda, ripresa il 15 febbraio con l’inizio della seconda metà, è la sesta).
Chiude il volume un capitolo conclusivo che si occupa di tematiche laterali alla serie come, ad esempio, caratteristiche peculiari della stessa quali la (presupposta) lentezza o gli spin-off e le web-series collegate.
Indicato dunque quanto, nell’entertainment, poteva essere un precedente per la serie (anche prodotti non necessariamente con zombie come protagonisti), l’autrice si lancia nel racconto puntata per puntata, delle prime cinque stagioni.
La parte centrale è quella che più delle altre può essere interpretata in maniera differente a seconda se si è fan della serie o se non si ha mai avuto occasione di vedersela. La lunga cavalcata puntata per puntata, avvenimento per avvenimento, morte di un protagonista per morte di un protagonista, può essere per chi ha visto la serie una proficua rilettura delle storie e del percorso dei personaggi, aiutando e sostenendo la visione delle puntate.
Diverso è il discorso per i neofiti che probabilmente possono apprezzare l’apparato critica della prima e terza parte ma che potrebbero perdersi e non gradire il racconto di una storia che è un prodotto televisivo e che, raccontata per iscritto, perde ovviamente molto del suo mordente.
L’autrice mette in evidenza nella parte non descrittiva quelli che ritiene essere i punti di forza della serie: dalla capacità di sviare il telespettatore proponendo più di un semplice diario di sopravvivenza a una catastrofe, all’esaltazione della figura dell’eroe, in questo caso il leader della serie, quel Rick Grimes che compare anche in copertina.
La Poli individua inoltre nel rapporto con il fumetto uno dei punti di forza del prodotto, perché la serie parte dagli stessi presupposti iniziali, usandone poi solo in parte gli stessi personaggi e sviluppi narrativi. Due percorsi paralleli che si incrociano in alcuni punti (e personaggi) ma che proseguono autonomamente, permettendo a molti di essere sorpresi sia dal fumetto che dalla serie TV.
Nel caso del serial tv, inoltre, con la presenza di variabili esterne come la leggibilità del prodotto, il budget e il ritmo diverso di narrazione.
Adattati o muori
The Walking Dead, per l’autrice, vince e convince perché riesce a mettere in scena una (paradossale) rappresentazione realistica della vicenda: l’eroe (come in tutti i suoi archetipi esistenti) non è un inverosimile cavaliere senza macchia e paura. È una persona credibile che attraversa problemi e tragedie vere e proprie, se possibile modificando il suo carattere e il proprio modo di comportarsi ma restando sempre e comunque leader naturale e riconosciuto.
Adattati o muori: per la Poli questo è il vero motto della serie e nella descrizione di questo processo si trovano i semi del successo della stessa.
Allo stesso modo il contesto sociale in cui viviamo, di reale crisi economica e morale, è lo stato d’animo migliore nel quale può attecchire una serie che fa della sopravvivenza (in condizioni eccezionali, sì, ma il telespettatore non fatica a trasporre i propri problemi quotidiani in un contesto narrativo che li amplifica) alla precarietà il suo fil rouge.
Oltre a Rick Grimes vi è anche una pletora di altri personaggi, ovviamente, riconducibili ad altrettanti archetipi narrativi; così come il viaggio (dell’eroe e di chi lo segue) viene analizzato come uno dei tòpos narrativi chiaramente più utilizzati.
Nuove famiglie si creano durante le stagioni e nuovi rapporti sono cementati da esperienze al limite della brutalità, in grado di spostare sempre più in alto l’asticella delle difficoltà quotidiane e del sacrificio.
“O sei il macellaio, o sei il bestiame“, viene detto nella serie ed è un altro esempio delle linee guida che tanto hanno attirato e appassionato il pubblico.
Con il passare delle puntate e una narrazione talvolta fintamente lenta (soprattutto se paragonata a quella del fumetto, che ha la necessità di catturare il lettore in 18/20 tavole e che quindi in proporzione ci consegna un quantitativo di sorprese decisamente superiori e più frequenti) nella serie vengono gestiti scenari e personaggi come pedine di un grande gioco di ruolo: la quantità di puntate, però, alla fine della quinta serie (oggi a metà della sesta), ha assottigliato il numero di protagonisti e ha fatto sì che per ognuno di loro il telespettatore abbia potuto capire i percorso emotivo che lo ha portato a dove si trova attualmente.
Per dirla con le parole dell’autrice, in conclusione, infatti, alla fine il serial “racconta un atto di fede lungo cinque stagioni […]. Bisogna fare i conti con la propria coscienza senza smettere di fare l’unica cosa possibile. Continuare a muoversi“.
Abbiamo parlato di:
C’è un solo leader – Anatomia della serie tv The Walking Dead
Chiara Poli
Salda Press, 2015
320 pagine, brossura – 13,90 €
ISBN: 9788869190513
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