Bastien Vivès è un autore poliedrico; questa sua qualità, ampiamente dimostrata, probabilmente di gran lunga supera tutte le molte altre.
Figlio d’arte ha, nel corso della sua carriera neanche decennale (ha trentadue anni), già messo mano a fumetti di quasi tutti i generi possibili e ha anche fatto vedere come, nel disegno, sia in grado di utilizzare tecniche diverse a seconda della necessità.
Per la Bao Publishing, per esempio, è uscito un volume che raccoglie le strip disegnate sul suo blog, attivo dal 2007, riguardanti questioni di cuore in un simpatico divertissement che mette alla berlina i luoghi comuni, neanche tanto falsi a dire il vero, dei rapporti uomo donna.
In Italia lo abbiamo imparato a conoscere da Il gusto del cloro (2009, grazie alla Black Velvet) in poi, e abbiamo capito come non solo abbia un interesse verso il mezzo fumetto in ogni sua declinazione ma non disdegni in alcun modo le collaborazioni con colleghi che trascendono la semplice divisione sceneggiatore/disegnatore, appassionandosi a progetti sempre diversi.
Ne è un esempio l’ultimo suo successo, quel Last Man, realizzato con Balak e Michaël Sanlaville, un fantasy che ha già dato vita anche a un videogioco.
Bao Publishing, ormai editore di riferimento in Italia per Vivès, presenta in volume unico Per l’Impero, uscito in Francia in tre volumi per la Dargaud, e realizzato dal giovane autore francese insieme a Merwan. Al secolo Merwan Chabane, è un autore completo nato in Francia il primo giorno del 1978 che si dedica alla realizzazione di fumetti (è scrittore e disegnatore) così come di cortometraggi e lungometraggi di animazione nonché alla realizzazione di storyboard. Difficile capire solo dalla lettura del volume e dalle loro opere precedenti, anche se Merwan è praticamente inedito in Italia, chi realizzi cosa visto che lo stile utilizzato nel libro è una via di mezzo fra quelli normalmente usati dai due.
Anche se tecnicamente ci troviamo di fronte a un fumetto storico, apparentemente ambientato durante l’Impero Romano, in realtà luoghi, personaggi e avvenimenti raccontati non trovano riscontri nella realtà storica che conosciamo e pertanto, seppur con venature molto realistiche, il fumetto potrebbe essere definito un fantasy. Anche perché nel terzo tomo le vicende assumono toni fantastici che tagliano da questo punto di vista la testa al toro allontanandoci del tutto dalla realtà.
Non è quindi il verosimile storico o la fusione fra le vicende dei personaggi di fantasia con quelle dei libri di storia a interessare agli autori, che preferiscono calare gli avvenimenti in un’epoca non definita, che per nomi utilizzati e divise dei soldati potremmo pensare sia l’Impero Romano. Nei fatti, come detto, non importa. Perché la storia in tre atti mette a fuoco non tanto gli avvenimenti storici (guerre, battaglie, conquiste) quanto il come questi sono avvenuti, zoomando sulla miseria umana e sulle storture morali che una guerra porta con sé.
Il tono del racconto si sposa perfettamente con il tipo di approccio grafico utilizzato dai due; l’allontanamento dal vero o verosimile storico coincide con la riluttanza ad adottare una linea chiara realistica che è di solito il modo più utilizzato nei cartonati francesi per raccontare le vicende storiche come quelle ambientate ai tempi dell’antica Roma.
La colorazione, di Sandra Desmazières, si allinea al disegno e al contesto e si stacca violentemente dal verosimile andando ad abbracciare tonalità sature tra il ruggine e il verde acqua: non v’è mai un volto colorato con il normale colore dell’incarnato. Un impressionismo a fumetti che contribuisce non poco a creare un’atmosfera per nulla serena, quanto piuttosto amara e sporca.
La divisione in vignette delle tavole inoltre, è piuttosto semplice e ripetitiva; senza delineare ovviamente le vignette con bordi precisi (tutto è coerente in questo volume), le stesse sono praticamente sempre su quattro strisce orizzontali (di due o tre vignette ognuna). Nessuna splash page, nessuna vignetta scontornata, nessuna vignetta nella vignetta, nessun gioco particolare di organizzazione delle stesse (né di diverse altezze, né strette in verticale).
La semplicità della scansione rende la lettura molto regolare, non distoglie il lettore dalla vicenda né gli permette di soffermarsi particolarmente su un disegno.
È raccontata, nell’albo, l’avanzata di una manciata di soldati scelti, comandati da Glorim Cortis, destinati a superare, conquistando strada facendo tutte le regioni che attraversano, i limiti dell’Impero, per poter poi tornare dall’Imperatore con la notizia di aver conquistato il Nuovo Mondo.
Con il passare delle tavole, dal secondo al terzo tomo, la storia si avvita su se stessa staccandosi dal racconto di vicende di guerra a una metafora della ricerca che un uomo può fare all’interno di se stesso. Il finale onirico e assolutamente spiazzante è in linea, invece, con le serie fantastiche, ambientate ai nostri giorni, che sono il cavallo di battaglia di autori come Christophe Bec, che sovente mettono gruppi di soldati o avventurieri in contesti che la logica non è in grado di spiegare e dove non è facile capire quanto i mostri che si incontrano sono tangibili o interni.
Una storia dura, questa raccontataci da Merwan e Vivès, non solo per i toni e per l’approccio alla parte grafica del volume, quanto piuttosto per gli argomenti trattati e il messaggio di fondo che con forza si consegna al lettore. Se alcuni dei primi lavori di Vivès da alcuni, erroneamente, erano stati dipinti come facili ammiccamenti sentimentali anche se realizzati con molto stile, questo lavoro segna senza dubbio un passo avanti maturo e profondo che non strizza l’occhio al lettore ma lo affronta a viso aperto per colpirlo con decisione.
Abbiamo parlato di:
Per l’Impero
Merwan, Bastien Vivès
Traduzione di Francesco Savino
Bao Publishing, luglio 2015
184 pagine, cartonato, colori – 19,00 €
ISBN: 9788865432686
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