L’idea ispiratrice alla base dell’ideazione e realizzazione del volume Racconti indiani, edito nel 2014 dalla Passenger Press di Christian Marra. è spiegata nei ringraziamenti dallo stesso deus ex machina della casa editrice: il romanzo Racconti indiani, scritto da Jaime De Angulo, che da ragazzo Marra ricevette in regalo dal padre.
Questo progetto editoriale è semplice e complicato allo stesso tempo. Si tratta di dieci storie brevi realizzate da altrettanti disegnatori e scrittori, accompagnata ognuna da una pin up/copertina interna realizzata da un altro artista, per un totale di trentasette autori coinvolti.
Come da titolo, nel volume si parla di racconti di miti e leggende degli indiani d’America, raccordati da una storia pilota scritta e disegnata con l’aiuto di Gaetano Matruglio dallo stesso Christian Marra.
Conosciamo dunque, dietro la copertina di Mario Rossi in arte Majo, i protagonisti della storia, la famiglia di Orso che porta la piccola figlia Quaglia a conoscere la famiglia della moglie Antilope.
Viaggio decisamente formativo, visto che i racconti rendono il rapporto fra Orso e il figlio più grande Volpe Siwili ancora più saldo, e permettono a quest’ultimo non solo di conoscere meglio il padre, ma anche le fondamenta della filosofia di vita del popolo indiano.
La linearità della storia e la capacità dei racconti di infondere serenità, e coinvolgere il lettore nella conoscenza di una cultura negli ultimi anni studiata e rivalutata, fanno sembrare il prodotto “semplice”. La profondità degli argomenti trattati, la difficoltà affrontata nel costruire un prodotto così eterogeneo, anche solo il dover coordinare un gruppo tanto numeroso di autori è invece il lato complicato del progetto.
Alcune delle partecipazioni sono assolutamente speciali, insospettate e insospettabili: si tratta di autori che approfittano dei racconti per donare e donarsi un’immersione in un mondo decisamente distante dal nostro. Con il piglio di un certo tipo di racconti di avventura degli anni Settanta (come dichiarato nelle intenzioni degli autori), nelle dieci storie si declinano altrettanti insegnamenti che Orso, con bonarietà e pazienza, introduce.
Dopo il frontespizio di Mirka Andolfo, la prima storia che vede Davide La Rosa ai testi e Andy Ventura ai disegni, ci consegna come lezione di vita il non sottovalutare l’importanza del cibo e di come la natura vada rispettata anche perché è in grado di donarcelo.
A seguire Cammello Putrefatto (ovviamente un nome de plume) illustra la storia scritta da Franco Busatta, decano dei redattori della Sergio Bonelli Editore e sceneggiatore valente, aprendosi dopo il disegno introduttivo opera di Lorenzo Palloni. Qui il mito del fuoco e del suo furto insegna a valutare bene le proprie azioni perché molto spesso vi sono soluzioni semplici a problemi complicati.
Durante il viaggio la famiglia di Orso si imbatte in una battuta di caccia alla quale si aggrega. È questo lo spunto per la storia che Luca Blengino scrive per Zaex Starzax e che, dopo il frontespizio di Pasquale Qualano, ci immerge con una quantità inaspettata di vignette per il piccolo formato in un contesto onirico e fantastico, mettendoci a diretto contatto con dèi e divinità.
Dopo una potente immagine di Giovanni Timpano, Alessandro Cremonesi scrive per Lai Tat Tat Wing una storia del passato, utilizzata come al solito per indicarci un modo costruttivo e risolutivo di vivere e affrontare i conflitti.
Diego Cajelli passa dalle sue storie pulp e criminali (quando non horror, come in Dampyr) a un delicato e poetico dipinto che viene messo in immagini da una ispirata Laura Farina, appena dopo il frontespizio di Alberto Pagliaro. Si tratta della storia dell’acchiappasogni, oggetto degli indiani d’America molto conosciuto ovunque.
Si sale di livello arrivando addirittura a discettare della creazione del mondo con la storia scritta da Marco Febbrari per i disegni di Loris De Marco e con l’aiuto del disegno introduttivo di Riccardo Federici. In preda a un incubo, Siwili viene reso edotto sul come tutto ha avuto inizio e su come le più grandi verità si ricongiungano a noi tanto più soffriamo, abbandonandoci invece quando stiamo bene.
Il frontespizio di Marianna Pescosta, con una pensierosa lepre a guardarci in tralice, ci apre le porte della storia scritta da Alessandra Corno e disegnata da una Luisa Russo decisamente a suo agio con la rappresentazione degli animali (lepre e tartarughe), nella quale abili stratagemmi e intelligenze pratiche combattono e vincono (è questo l’insegnamento che ci viene consegnato) anche se si è in una posizione di inferiorità.
L’autore Alessandro Di Virgilio consegna alle tavole (quasi tutte splash pages) di Hernan Chavar uno dei racconti più forti di tutto il volume. Dopo il disegno di presentazione di Henrik Sahlstrom, arriviamo a quello che può essere definito il peccato originale del popolo degli indiani d’America: la frantumazione dello status quo causata dall’arrivo delle caravelle dell’uomo bianco, primo passo reale verso quella che in pratica è stata a loro estinzione.
Ma il viaggio è quasi finito e la penultima storia, con tavola introduttiva di Mirco Pierfederici, scritta da Francesco Polizzo e disegnata Greta Xella, ci racconta e insegna che non sempre gli stratagemmi e gli inganni pagano.
Sotto le stelle padre Orso e figlio Volpe si parlano, il viaggio è stato interessante faticoso, ma per il giovane Siwili l’estate passata è stata indimenticabile. Giusto il tempo dell’ultimo frontespizio di Francesco Biagini, ad aprire una storia scritta da Leonardo Valenti e disegnata da Ricardo Venancio che ci offre probabilmente i disegni più belli di tutto il volume.
Alzando la testa in cielo si possono scorgere tre giovani cacciatori che continuano, imperterriti, l’inseguimento al grande orso che per tanto tempo aveva creato terrore fra gli indiani d’America. Grazie a loro oggi v’è un pericolo in meno da affrontare ma il loro sacrificio perenne (la caccia infinita) è un monito costante: per ottenere quel che si vuole c’è il rischio di non dover smettere mai di lottare.
Non è facile dare un giudizio complessivo a questo volumetto in formato pocket, di per sé chiaramente non omogeneo sia per scrittura che per disegno.
Sicuramente il coordinamento del progetto è costato molto più lavoro di quanto chiesto singolarmente a ogni autore che, impegnato per poche pagine o per una sola tavola introduttiva, ha potuto centellinare lo sforzo e dedicarsi con attenzione e qualità al proprio lavoro. Alcuni risultati sono davvero speciali, laddove evidentemente gli autori sentivano particolarmente il progetto nelle loro corde, come nel caso dei già citati disegno di Venancio.
Traspare, questo è certo, una forte volontà nel riprendere e raccontare concetti morali neanche così tanto lontani da quelli che impregnano la nostra cultura occidentale, anche se declinati in ambienti diversi e con protagoniste divinità e animali antropomorfi.
Una lettura certo interessante e di buona qualità, che molto probabilmente vuol stimolare la lettura di qualcosa di più approfondito sul mondo degli indiani d’America, già da tempo rappresentato in maniera più corretta di come era usualmente dipinto anche solo trent’anni fa.
Abbiamo parlato di:
Racconti indiani
AA. VV.
Passenger Press, 2014
256 pagine, brossurato con alette, bianco e nero – 8,90 €
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